Che senso ha oggi una Giornata per la Vita

Abbiamo bisogno di tornare a credere nella vita, di provare ad amare la vita, riscoprire la gioia di trasmettere la vita. E i bambini ci possono aiutare
November 8, 2025
Che senso ha oggi una Giornata per la Vita
I bambini, nella loro innocenza, ci mostreranno come si può tornare ad amare la vita/ SICILIANI
Che senso ha una Giornata per la Vita ai tempi nostri, che festa è, o che dolore rinfocola invece? Sotto gli occhi ogni giorno le cronache mostrano i trionfi della morte, le vite uccise e il mondo adulto intento a impiegar vita nel costruire o comprare gli attrezzi della morte. E poi quel picco, quel picco di sgomento alla notizia dei bambini uccisi, una pugnalata quotidiana. Che cosa c’entrano i bambini con le nostre follie? Non sono forse loro il futuro, il «nostro» futuro, la speranza, la «nostra» speranza, la vita, la «nostra vita», la vita del mondo? Un bambino è la rivincita della vita. Ogni volta che nasce un bambino, ha scritto il poeta indiano Tagore, «vuol dire che Dio non si è ancora stancato degli uomini». Un dono che accresce la bellezza della storia dell’essere. Esso risveglia ogni volta nella vecchia umanità desolata una nostalgia d’innocenza, una segreta voglia di bene. È lo spirito d’infanzia ciò che abbiamo perduto, se il volto bambino che a ciascuno resta nel fondo dell’anima è il più morto di tutti i morti? Dico il volto bambino che si affida, che non giudica, non teme, che non possiede né calcola, che tende le mani e chiede, e ha fede e certezza che la vita è buona, che l’amore è possibile. Noi vediamo infanzie spezzate, infanzie ferite e violate, vite negate e persino impedite di nascere, e le infinite «vite a perdere» alle quali l’indifferenza volta le spalle. Ogni storia di sofferenza e ingiustizia umana ci percuote, ma lo strazio di un bambino incrina il mondo. La grande letteratura di tutti i tempi vi ha ravvisato una sorta di sfregio del cosmo.
Come dunque si potrà salvare un mondo che divora la sua stessa speranza? O forse non è in questa stessa parola, speranza, la confessione rivelatrice che saranno i bambini a salvare il mondo? Quando una nuova vita si accende nel grembo di una donna, il figlio trasforma il corpo della madre e il suo animo, e ne riceve in dono l’impronta per sempre. Similmente per l’uomo fatto padre la vita prende altra pienezza d’orizzonte d’impegno. Per questo il figlio è in sé stesso un segno di speranza che irrompe; e come la trasmissione della vita consegna la fecondità di una promessa, di una fede si incarna, di un amore che diventa storia, così ogni bambino che nasce fa nuovo il mondo. Il messaggio che i vescovi italiani hanno preparato per la 48 Giornata per la Vita, che si terrà nel febbraio prossimo, si intitola proprio all’infanzia. Ne fa la parola che interroga le vicende e i drammi di un mondo umano fatto ostile a se stesso, disorientato e intristito nella sfiducia che è compagna di tutti gli egoismi. Quanta forza di risposta è nella affermazione evangelica che diventare come bambini è il biglietto d’ingresso al regno dei cieli. Certo, il panorama delle privazioni, dell’abbandono, delle violenze, dello sfruttamento, degli abusi, del rifiuto ancor prima di nascere, rende l’infanzia una speranza crocifissa: e nel testo centrale del messaggio che ne disegna la mappa in litania dolorosa ogni «Pensiamo ai bambini…» sembra una stazione della croce. Ma proprio sotto questa croce la coscienza in risveglio grida che le relazioni imbarbarite fra gli uomini, fra gli adulti stessi gli uni verso gli altri hanno bisogno di un radicale cambiamento, di un’autentica conversione. Sferzante è la necessità di «abbandono delle cattive inclinazioni di una società narcisista e indifferente». Ma come? Come riuscire, come rimediare, come rinascere? Tornare da capo, sì, questa è la parola giusta, e dunque rifarsi come bambini, ricreare quello spirito d’infanzia che rifà carne la pietra, tornare a credere nella vita, provare ad amare la vita, riscoprire la gioia di trasmettere la vita. Impareremo, ci aiuteranno proprio loro, i bambini, nella loro innocenza, a mostrarci come si fa. Come si fa a voler bene, come si fa ad esser voluti bene.

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