giovedì 14 ottobre 2021
Un anno dopo la sua beatificazione, e nei giorni della sua prima festa liturgica, la figura del giovane beato parla ai giovani perché sa andare contro gli stereotipi su di loro. Ecco perché
Un'immagine del beato Carlo Acutis dal sito ufficiale www.carloacutis.com, risorsa di riferimento per chi voglia conoscere la sua figura

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Da bambino quando andavo nella chiesa parrocchiale, mi colpivano alcune pale di altare che ritraevano dei santi, con lunghe barbe, abbigliati con strani abiti. La mia nonna me li indicava con tanto rispetto, e mi raccontava alcuni incredibili episodi della loro vita. Tuttavia capivo che avevano dedicato la loro vita a Dio e ora abitavano con Lui.
La figura del beato Carlo Acutis per un ragazzo del nostro tempo non appare così misteriosa, molte immagini lo raffigurano con i jeans. Tuttavia c’è un legame che lo unisce ai santi del passato e comunica un messaggio sempre valido, anche per i nostri supertecnologici adolescenti, la fede in Dio. Troppo spesso riteniamo le nuove generazioni non più interessate a questi argomenti ma non è così.

Il fascino di Carlo è nella su fede e questo colpisce molto i ragazzi. L’incontro con Dio non l’ha isolato rendendolo triste ma al contrario è stato un ragazzo pieno di relazioni e gioioso, e con la sua vita testimonia che seguire il Signore rende l’esistenza felice. Carlo è stato il l’opposto di Narciso, il mito del bell’adolescente innamorato di se e dimentico di tutti. Carlo, giovane, bello e benestante ha realizzato la sua breve esistenza donandola al Signore e agli altri. Ecco perché il suo esempio è valido e affascinante per i giovani d’oggi. Il cuore della sua eredità è tutta qui: la fede in Dio e l’amore verso il prossimo. Sono le due coordinate che Gesù ci ha indicato, Carlo ha vissuto in modo "eroico" l’ordinario della sua vita.

La signora Antonia Salzano, mamma di Carlo, ha testimoniato che suo figlio nei poveri e negli ammalati riconosceva la presenza viva di Gesù. Non una semplice filantropia, alimentata dall’emozione del momento, la sua carità si manifestava con chiunque venisse in suo contatto. Iniziando dai suoi compagni di scuola, ma anche nei confronti di chi aveva bisogno senza distinzione di religione o nazionalità.
Carlo ha subito il fascino di Gesù come Giovanni, Pietro, Maria Maddalena Francesco, Chiara, Domenico Savio, Piergiorgio Frassati e tanti altri lungo i secoli. Come ci ha ricordato papa Francesco nell’esortazione apostolica sul Sinodo dedicato ai giovani: Carlo «non è caduto nella trappola. Vedeva che molti giovani, pur sembrando diversi, in realtà finiscono per essere uguali agli altri, correndo dietro a ciò che i potenti impongono loro attraverso i meccanismi del consumo e dello stordimento».
Il magazine americano Time ha definito i millennials, la generazione di giovani nati tra gli Ottanta e primi anni del Duemila: pigri, coccolati, narcisisti e superficiali. Carlo non era tra questi.
Incaricato regionale presbitero di pastorale giovanile dell’Umbria

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