mercoledì 23 febbraio 2022
Gli Educatori di Strada portano l'esperienza dell'oratorio lungo le vie. "Dopo la pandemia c'è bisogno di tornare a incontrarsi: così ci facciamo vicini a chi ha più bisogno"
Un gruppo di ragazzi coinvolti una delle attività dell'ApeCart di Piacenza: il calciobalilla

Un gruppo di ragazzi coinvolti una delle attività dell'ApeCart di Piacenza: il calciobalilla

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A bordo dell’ApeCart per andare incontro ai ragazzi: è una sorta di «oratorio in uscita» il progetto che da sei mesi gli Educatori di Strada stanno sperimentando per le strade di Piacenza.

«Ne abbiamo incontrati circa 150, in prevalenza tra i 15 e i 18 anni. La cosa bella è che si è formato un gruppetto che ci segue ovunque andiamo», spiega Lorenzo De Carli, uno dei componenti dell’équipe di educatori, formatori e psicologi che da dieci anni con l’associazione Oratori Piacentini è protagonista di iniziative per i giovanissimi, in parrocchia, nelle scuole e in strada.

ApeCart è l’evoluzione di MasterCart, il carretto realizzato con materiali di recupero che aveva debuttato a giugno 2020, dopo il lungo lockdown. A Piacenza il Covid ha picchiato duro nella prima ondata. «C’era bisogno di tornare a incontrarsi, di condividere momenti di spensieratezza. Abbiamo giocato sul metro di distanza da tenere in base alla normativa, disegnandolo sul nostro carretto».

La curiosità che si è creata è stata tale che gli Educatori di Strada hanno pensato di fare un passo in più. Hanno lanciato una raccolta fondi, a cui hanno aderito 300 sostenitori. Sono riusciti così ad acquistare il classico furgoncino a tre ruote, che hanno personalizzato dando vita all’ApeCart, dove Ape sta per «Aggregazione, partecipazione, educazione».

Come funziona? Gli Educatori di Strada si posizionano nei punti della città più frequentati dai ragazzi, accendono la musica, scaricano il calciobalilla e vedono che succede. «Arrivano ragazzi di ogni tipo, da quelli che già ci avevano conosciuto in oratorio o a scuola ad altri che hanno alle spalle precedenti per risse o abuso di sostanze. Poco alla volta, iniziano a fidarsi e a raccontarsi. Alcuni per la prima volta nella loro vita si trovano a passare del tempo con degli educatori, che, all’occorrenza, sanno dare dei freni. Hanno bisogno di sentirsi accolti, ascoltati, senza pregiudizi. Da lì può cominciare un lavoro educativo. Del resto – aggiunge Lorenzo – gli oratori sono nati proprio per stare accanto ai ragazzi più a rischio».

L’ApeCart è già in fase di 'update'. «Vorremmo dotarci di tavolini, sedie, giochi da tavolo, creare una sorta di salottino ». E il calciobalilla? «Quello non si tocca – ride Lorenzo –. Si è rivelato uno strumento incredibile di aggregazione. Ogni tanto si fermano degli adulti per giocare con i ragazzi. Ci dicono che gli ricorda i tempi dell’oratorio».

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