venerdì 30 maggio 2014
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Una scossa. E poi arrivò lo tsunami. Così possono essere considerati la legge sul divorzio e il referendum, i quattro anni tra il 1970 e il 1974, dopo i quali nulla sarebbe più potuto essere come prima. Oggi gli effetti di quello tsumani antropologico non sono ancora stati assorbiti ma siamo già alle prese con i rischi di un nuovo ciclone, quello del divorzio breve. Diverse, certo, le condizioni sociali e culturali del Paese. E diverso probabilmente anche l’impatto che il nuovo provvedimento avrà sul nostro quadro sociale. Ma siamo proprio certi che, a quarant’anni di distanza, questo nuovo choc non rischierà di riattivare e moltiplicare gli effetti devastanti già sperimentati nella prima occasione?Un sociologo, uno psicoterapeuta, un vescovo. Tre prospettive diverse ma una fotografia con molti tratti in comune. «Un’ondata di pluralismo, questa fu storicamente una conseguenza di quegli anni». Per Franco Garelli, sociologo torinese, l’ondata investì anche il mondo cattolico: «Una parte recepì il divorzio come una possibilità per chi non fosse credente o credesse in altri princìpi. Per un’altra parte fu invece un autentico choc: scopriva un’Italia in cui sembrava che il cattolicesimo non incidesse più. Molti vissero il cambiamento in modo drammatico». Anche monsignor Giuseppe Anfossi – vescovo emerito di Aosta, a lungo presidente della Commissione episcopale per la famiglia e la vita – ricorda i "cattolici per il no": «Dicevano: lo facciamo per loro, per i non credenti, per chi non crede nei nostri stessi princìpi. Una conseguenza del divorzio, però, fu che l’instabilità della coppia cominciò e continuò a crescere».L’ondata scombussolò innanzitutto i rapporti di coppia. «Autorevoli studiosi sono convinti che si crearono al tempo stesso valenze positive e risvolti problematici – spiega Beppe Sivelli, che in 40 anni da psicoterapeuta di coppie ne ha viste, sentite e seguite di innumerevoli e ha anche presieduto a lungo la Federazione dei consultori familiari Ucipem. – In positivo, aumentò l’attenzione alla libertà e alla felicità. In negativo, per dirla con Slater, scivolammo a poco a poco nell’epoca del consumismo affettivo, con tanti "consumatori" di sentimenti e vincoli coniugali che ragionano così: "Con il prossimo andrà meglio"».È l’instabilità evocata da Anfossi? «Oggi, per molte coppie il matrimonio non è una scelta definitiva, ma il tentativo di organizzare una convivenza». Anfossi esprime un concetto simile: «Le convivenze... È un modo per provare e sperimentare. Si potrebbe dire: in questo modo ci sono più libertà e verità. Forse sì, c’è meno ipocrisia. Però sono venute meno la fraternità e il senso di responsabilità verso gli altri». Anfossi non lascia nel limbo del generico il termine "altri". «Penso innanzitutto ai figli. La fragilità di molti giovani fa parte senza dubbio del prezzo pagato per questi cambiamenti. A volte, per certe coppie il figlio assume i contorni di una sorta di accessorio. La legge stessa non tutela a sufficienza la maternità. Nella società italiani i figli sono precipitati in un cono d’ombra». Tutto negativo? Anfossi non può essere iscritto nelle schiere dei pessimisti a oltranza, anzi: «La storia è come un pendolo. Non mi stupirei se presto fossero proprio quei figli, quei giovani ad andare alla ricerca della stabilità perduta».Altra conseguenza secondo Sivelli: «Nessuno più si scandalizza di fronte a una separazione o a un divorzio. Nessuno giudica più i separati e i divorziati come persone inaffidabili e inadeguate. Quei tempi sono davvero lontani. Eppure...». Eppure? «Accadono cose strane. La deriva consumistica non rende sempre facile vivere la separazione, che è ambivalente. Da un lato c’è il desiderio di uscire dal vincolo, dall’altro di permanere nella relazione matrimoniale». Fuggire dal nido al quale, però, rimanere in qualche modo "fedele", come se la stabilità fosse una necessità troppo forte, di cui è difficile sbarazzarsi.Di fronte a uno «scenario del tutto diverso», a una società «plurale» in cui poco o nulla può essere dato per certo e scontato, Garelli invita ad affrontare la novità con intelligenza e fede autentica, senza minimizzare, ma neanche drammatizzare. E Anfossi indica già "frontiere" a lungo sottaciute nel mondo cattolico, come la sessualità: «Uno dei cambiamenti importanti degli ultimi 40 anni è stata l’importanza sempre maggiore attribuita all’intesa sessuale nella coppia. Credo che la sessualità vada studiata di più e meglio, omosessualità compresa. La sessualità può sia corrompere sia esaltare la persona. Io ho fiducia nell’intelligenza dell’uomo e credo che riusciremo a capire, e ad accogliere nel giusto modo, questa grande forza che è dentro ciascuno di noi».
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