venerdì 27 maggio 2022
Dopo la ripresina di fine 2001 e la tenuta di inizio 2022, una doccia fredda nel terzo mese dell'anno: -4.000 bebè rispetto allo stesso mese di un anno prima. Alle coppie servono più aiuti
Culle vuote all'ospedale Lotti di Pontedera

Culle vuote all'ospedale Lotti di Pontedera - Archivio Ansa

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E' già finita la ripresina della natalità in Italia che si era intravista a fine 2021. Si è trattato solo di un modesto rimbalzo dovuto al recupero di chi aveva rinviato i progetti di famiglia a causa del Covid. Insomma, nessun effetto dovuto all’Assegno unico - come qualcuno aveva ipotizzato - il nuovo strumento di sostegno economico alle famiglie con figli che è partito nella sua forma temporanea dal luglio 2021 e in quella definitiva dal marzo di quest'anno. Anzi, a volere essere pignoli, sono stati proprio i concepimenti a ridosso dell’avvio della riforma ad essere venuti meno e ad aver determinato il calo delle nascite a marzo 2022, che l’Istat ha certificato essere state 29.496, cioè circa 4.000 in meno rispetto allo stesso mese di un anno prima.

Proviamo ad essere più precisi. Nel 2021 in Italia sono nati per la prima volta nella storia della Repubblica meno di 400.000 bambini (399.431). Un calo dell’1,3% rispetto al 2020 (e del 31% sul 2008). Tuttavia, a febbraio e marzo 2021 si era vista una leggera ripresa, grazie ai concepimenti tra maggio e luglio 2020, probabilmente in seguito alla fine della prima emergenza Covid, con il ritorno alla vita dopo il lockdown.

Un recupero, però, dovuto in gran parte alle donne con più di 35 anni, dunque a chi probabilmente si è vista un po' alle strette e ha cercato di realizzare un progetto di famiglia cercando di riconquistare il tempo perso a causa dell'emergenza sanitaria. Il rimbalzo dei primi mesi del 2021 è andato lentamente esaurendosi con l'estate, ma negli ultimi mesi dello scorso anno, novembre e dicembre, ecco un aumento di 2.172 e 4.119 nascite rispetto a un anno prima, in virtù dei concepimenti di febbraio e marzo 2021.

L'Assegno unico sarebbe partito solo qualche mese dopo, dunque non avrebbe potuto comunque sortite effetti, se non ipotizzando un miracoloso effetto-fiducia. In effetti anche gennaio ha mostrato un segno incoraggiante, con 32.097 nati, 844 in più rispetto al gennaio precedente. Febbraio sembrava "tenere", con 29.040 nascite (solo 675 in meno). Ma a marzo, ecco il crollo: -3.997 bebè.

È troppo presto per giudicare le riforme, anche perché cambiamenti di questo tipo richiedono tempo per essere compresi e assimilati, e soprattutto serve una vera valutazione d'impatto. In ogni caso per dare una spinta alla natalità pare evidente che sarà necessario infondere molta più fiducia e, forse, potenziare ulteriormente i sostegni.

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