venerdì 24 gennaio 2014
Il commissario di governo: sbagliato equiparare famiglia e unioni civili.
 INTERVISTA al giurista Alberto Gambino
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E stendere anche alle coppie di fatto i benefici e i contributi destinati per legge alle famiglie fondate sul matrimonio viola la Costituzione. Lo stabilisce il Commissario dello Stato che in Sicilia vigila sulla legittimità costituzionale delle leggi e che ieri ha bocciato la nuova norma appena approvata dal Parlamento regionale.In realtà, il prefetto Carmelo Aronica, non stronca solo questi articoli, ma il 70 per cento della manovra finanziaria, mandando nel caos governo e Assemblea regionale.Le norme riguardanti le unioni civili prevedevano non solo le agevolazioni per acquistare un appartamento, ma anche la possibilità di accedere alle graduatorie per una casa popolare e i diritti in materia sanitaria previsti dall’ordinamento per la famiglia. Di fatto un’equiparazione con le coppie sposate. Ma ciò che il governatore Rosario Crocetta aveva definito "rivoluzionario" è caduto sotto la scura del Commissario. L’articolo 37 della finanziaria, secondo il prefetto Aronica, «dà adito a censura sotto il profilo della violazione degli articoli 3 e 81 della Costituzione». «Esso infatti estende tutte le agevolazioni, contribuzioni e benefici a qualsiasi titolo previsti dall’ordinamento regionale per la famiglia, alle coppie di fatto iscritte negli appositi registri delle unioni civili, istituiti dai Comuni della Regione siciliana ed alle famiglie mono-parentali – scrive nel provvedimento –. Siffatta generalizzata estensione tout court si ritiene incompatibile con il principio di cui all’articolo 3 della Costituzione che impone diversità di trattamento per situazioni diverse quali quelle della famiglia fondata sul matrimonio e delle unioni di fatto che trovano rispettivamente fondamento negli articoli 29 e 2 della Costituzione». E aggiunge: «La norma in esame altresì introduce un’ulteriore ed ingiustificata disparità di trattamento all’interno della stessa categoria di "unioni di fatto", in quanto potrebbero accedere alla piena parificazione con le famiglie tradizionali solo quelle iscritte in appositi registri istituiti dai comuni della Regione. Poiché l’istituzione di detti registri è frutto della discrezionalità dei singoli enti civici, le coppie di fatto residenti in Comuni privi di tali registri, sarebbero escluse». C’è poi da considerare il problema che «ampliando in maniera non definita e definibile a priori la platea dei destinatari delle provvidenze e benefici previsti dall’ordinamento regionale nonché dei diritti in materia sanitaria, ciò potrebbe comportare nuovi oneri che, in assenza della valutazione degli stessi nella relazione tecnica, inducono lo scrivente a sottoporre la disposizione in questione al vaglio di codesta Corte, anche sotto il profilo della violazione dell’art.81 della Costituzione», ossia sull’equilibrio del bilancio.Furioso il presidente della Regione, per il quale l’impugnativa «è ideologica, conservatrice, discriminatoria e incoerente rispetto alla direttive europee. Stiamo valutando di appellarci alla Consulta e alla Corte di giustizia europea». E aggiunge: «Le coppie di fatto sono trattate come soggetti alieni, irriconoscibili, mentre sono persone in carne e ossa, con gli stessi diritti degli altri. Non rinunciamo a tale battaglia di civiltà e proporremo una nuova legge specifica».Esulta il Forum delle associazioni familiari, presieduto in Sicilia da Francesco Bianchini: «Il Commissario dello Stato ha recepito le censure di incostituzionalità sollevate dal Forum. Adesso si proceda ad affrontare le vere priorità: denatalità galoppante e impoverimento delle famiglie numerose». E il Forum Vita famiglia Educazione, con Diego Torre, aggiunge: «Ora riposizionare la famiglia al centro del sistema sociale».
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