lunedì 13 maggio 2019
Il vice presidente del Parlamento Europeo: ecco in cinque punti le proposte 5s per dare più poteri agli eletti dai cittadini
Il vice presidente del Parlamento Europeo, Fabio Massimo Castaldo del M5s

Il vice presidente del Parlamento Europeo, Fabio Massimo Castaldo del M5s

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Cinque anni di lavoro intenso, iniziati con un pizzico di ostracismo da parte degli altri gruppi, adesso si dovrà lavorare per migliorare standard sociali e diritti. È soddisfatto di cinque anni legislatura Fabio Massimo Castaldo, M5s, finora vice presidente del Parlamento Europeo e membro delle Commissioni Affari Esteri e Affari Costituzionali. «Farei una distinzione fra l’attività politica del Movimento 5 Stelle e quella del Parlamento stesso - dice - siamo entrati all’interno dell’emiciclo subendo un pregiudizio sulle nostre idee, c’era una sorta di cordone sanitario, con la decisione di privarci di tutte le cariche istituzionali all’interno del Parlamento».

Lei però una carica, importante oltretutto, l’ha ottenuta…

Sì, ma solo tre anni e mezzo dopo. All’inizio siamo stati oggetto di un accordo ad excludendum di Socialisti, Popolari e Liberali, che volevano dare un segnale di forza contro le nuove realtà emergenti. Noi ci siamo rimboccati le maniche, nel corso di cinque anni siamo divenuti relatori di provvedimenti molto importanti.

Per esempio?

Potrei citare le etichettature energetiche per gli elettrodomestici, la direttiva sui cancerogeni nei luoghi di lavoro, la direttiva sulle procedure di asilo, la nuova direttiva anti riciclaggio. Vari articoli di stampa hanno riconosciuto che siamo stata la delegazione più attiva a livello italiano e tra i primissimi a livello europeo.

Parliamo ora più in generale del Parlamento Europeo...

Ci sono state sicuramente battaglie importanti, ma su alcuni temi fondamentali c'è stato un fallimento. Ad esempio, non si è riusciti a portare casa la revisione del Regolamento di Dublino sull’asilo. Certo, si è arenata per colpa del Consiglio Ue, ma anche la proposta del Parlamento era debole. Un’altra sconfitta è stata quella sulla lotta ai paradisi fiscali: il Parlamento è stato propositivo, ma nulla è cambiato. E sul pilastro sociale si è fatto un gran parlare, anche la Commissione Juncker aveva annunciato grandi passi in avanti, ma alla fine la montagna ha partorito un topolino.

Dunque?

Bisogna ripartire con un forte innalzamento degli standard e dei diritti sociali in tutto il continente. Serve un salario minimo obbligatorio, da parametrare al costo della vita nei singoli Paesi membri così da evitare il dumping salariale che soprattutto i Paesi dell’Est esercitano su quelli dell’Ovest.

Secondo lei andrebbero rafforzati i poteri del Parlamento?

Sì. Noi sosteniamo con forza il rafforzamento dei poteri del Parlamento europeo, in quanto unico organo direttamente eletto dai cittadini. Nel nostro programma abbiamo proposte molto concrete.

Ad esempio?

Citerei cinque punti. Primo, vogliamo che il Parlamento abbia il potere di iniziativa legislativa, rompendo il monopolio della Commissione. Secondo, è importantissimo che si vadano a equiparare le competenze tra Parlamento e Consiglio Ue. Terzo aspetto fondamentale, vogliamo piena trasparenza dei lavori del Consiglio come avviene già per il Parlamento. Quarto, puntiamo a un maggior controllo sulla Commissione, con la possibilità per il Parlamento di avanzare una mozione di censura non solo su tutto il collegio dei commissari, ma anche su un singolo commissario. Ultimo punto, vogliamo un pieno controllo democratico sulle politiche economiche e monetarie: l'Eurogruppo sfugge attualmente a tutto ciò in quanto tale organo non è previsto dai trattati. Questo è un errore, perché l'Eurogruppo prende decisioni fondamentale per tutta l'Eurozona, e i cittadini hanno diritto di far sentire la propria voce anche su questo.

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