mercoledì 6 ottobre 2021
«Educare le persone è uno dei primi ambiti d’azione individuati» dice Valeria Barbi di EuCliPa Italy, comunità che vuole favorire la partecipazione della società civile
«L'informazione decisiva nella lotta contro la crisi climatica»
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«Siamo fiduciosi che da un sistema di comunicazione capillare e continuativo in grado di analizzare la tematica in tutta la sua complessità, potranno emergere scenari di speranza che alimenteranno 'l’ottimismo della volontà a fronte del (necessario) pessimismo della ragione'»: è uno dei passaggi della Lettera appello ai media italiani sottoscritta dagli ambasciatori italiani del Patto europeo per il Clima. Un’iniziativa che mira a fare squadra con i media per parlare di più, meglio, con più regolarità, trovando canali e modalità per arrivare davvero a tutti, di quello che serve fare e in fretta per contrastare la «crisi climatica ed ecologica, perché le cose vanno chiamate nel modo corretto», dice Valeria Barbi. Che è un po’ la portavoce di EuCliPa Italy, la comunità degli ambasciatori italiani nominati dalla Commissione europea (una sessantina, sui circa cinquecento europei) che da quando ha preso forma a inizio anno ha messo in pista una serie di iniziative per promuovere la partecipazione attiva della società civile nella lotta contro la crisi climatica. Il 24 settembre EuCliPa ha aderito allo Sciopero globale per il clima dei Fridays for Future. Fra i temi che potrebbe mettere nel mirino in futuro, attraverso i gruppi di lavoro in cui si è strutturata, c’è ad esempio quello dell’eco- ansia, che si sta diffondendo soprattutto fra i giovani: un misto di paura, rabbia e impo- tenza di fronte alla catastrofe climatica che si annuncia se il mondo non cambia rotta radicalmente e urgentemente. Un altro tema è quello delle migrazioni climatiche. A oggi comunque la Lettera appello ai media, che ha preso le mosse in primavera, è l’iniziativa forse più significativa di EuCliPa. «Educare e informare correttamente le persone è uno dei primi ambiti d’azione che abbiamo individuato e per questo abbiamo pensato ai media», spiega Barbi, politologa e naturalista, project manager in progetti su clima e sostenibilità, molto attiva soprattutto sul fronte della formazione.

«Non è facile trovare il linguaggio corretto – afferma – per parlare di questi temi. Dev’essere un linguaggio che non allontana, non annoia, non mette paura. Un linguaggio rigoroso, che chiama all’azione. Magari facendo leva sull’esperienza personale, per far capire che la crisi climatica riguarda chiunque. Tenendo presente che occuparsi di questi temi significa essere un po’ attivisti». In termini di linguaggio, per Barbi un punto di riferimento è l’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco, che ha saputo unire rigore scientifico, chiamata all’azione concreta, capacità di parlare alla comunità non solo cattolica ma globale. Riguardo alla necessità di agire globalmente, Barbi apprezza iniziative di respiro appunto globale come quella per un Trattato internazionale di non-proliferazione delle fonti fossili, modellato su quello delle armi nucleari; la Beyond Oil and Gas Alliance (Boga) lanciata dai ministri dell’Ambiente di Danimarca e Costarica in vista della COP26 di Glasgow, per accelerare l’uscita dalle fossili; il Movimento Laudato si’ (ex-Movimento cattolico mondiale per clima) che chiede di disinvestire dalle fossili e a fine ottobre annuncerà nuove adesioni. «Sono iniziative molto importanti – dice Barbi – perché si fondano su richieste concrete all’azione e sottolineano i risvolti sociali della crisi: è il concetto di giusta transizione, che vuol dire non lasciare indietro nessuno, specie i più fragili, che sono anche i più impattati dalla crisi climatica». C’è poi da utilizzare anche il linguaggio dei numeri, che è quello della scienza. Di solito piuttosto netto. «Per l’Organizzazione Meteorologica Mondiale - ricorda Barbi - abbiamo il 40% di probabilità di superare la soglia degli 1,5°C di riscaldamento globale e, continuando così, siamo addirittura su una traiettoria verso i 3° C. A maggio la CO2 in atmosfera ha segnato il record di 419 parti per milione. Nei prossimi decenni sono a rischio collasso interi ecosistemi, come le barriere coralline, da cui dipendono economicamente quasi mezzo miliardo di persone. Bisogna ascoltare la scienza, anche se è almeno dal Summit della Terra di Rio del 1992 che la scienza ci avvisa».

La COP26 che si apre tra poche settimane a Glasgow sarà naturalmente un’occasione preziosa per provare a sviluppare una nuova narrazione sul clima. Magari dando davvero voce ai giovani, ascoltando le loro richieste e ispirandosi alla loro visione di futuro. Come si è fatto ad esempio nei giorni dello Youth4Climate Summit, la 'COP26 dei giovani' la settimana scorsa a Milano, dove EuCliPa era coinvolta (Daniele Guadagnolo, uno dei due giovani rappresentanti l’Italia a Youth4Climate, è membro di EuCliPa). «Finalmente – conclude Barbi – si sta dando la parola ai giovani sull’onda dell’attivismo nato con Greta Thunberg. EuCliPa continuerà a provare a dare degli 'scossoni', come abbiamo fatto con questa Lettera ai media. Dobbiamo reinventare il nostro rapporto col sistema Terra e più ci muoviamo, più ci attiviamo, più sarà difficile che la politica resti sorda».

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