mercoledì 16 giugno 2021
Il direttore generale di Assimoco: «Sempre più cruciale il tema dei figli: servono strumenti per gestirli da piccoli e renderli autonomi da grandi»
Frecchiami: è tempo di welfare familiare per generare valore
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Non c’è dibattito sulla crescita economica che non lo ribadisca: se le imprese vogliono seguire un modello di sviluppo sostenibile, devono porsi come obiettivo la creazione di valore condiviso e non più la massimizzazione del profitto per gli azionisti. È quello che i teorici chiamano stakeholder capitalism, un sistema in cui chi produce genera valore non solo per sé, ma per tutti i componenti della filiera e per il contesto sociale e ambientale in cui opera. Ma qual è il primo passo da fare per mettere in pratica questo capitalismo virtuoso? Se girassimo la domanda a Ruggero Frecchiami, direttore generale di Assimoco, gruppo assicurativo che da oltre 40 anni è un punto di riferimento del mondo cooperativo, sicuramente risponderebbe che tutto deve partire dall’ascolto. Perché in Assimoco ascoltare i bisogni dei partner, siano essi dipendenti, clienti o fornitori, ha significato ribaltare la logica che ha orientato per decenni la società dei consumi e mettere al centro del modello di sviluppo non il denaro, ma l’uomo. Una rivoluzione copernicana che ha portato Assimoco a essere la prima società Benefit tra le compagnie assicurative italiane, ma anche la prima a ottenere la certificazione B Corp (rilasciata a chi opera seguendo i più alti standard di sostenibilità sociale e ambientale). «Due primati di cui siamo orgogliosi – ha commentato Frecchiami – perché confermano la nostra volontà di generare un impatto positivo sulle persone, le comunità, i territori, conciliando questo sforzo con una crescita profittevole». Crescita che è (ri)partita proprio mettendo le persone al centro. «Alla fine degli anni 2000 – ricorda Frecchiami – il gruppo ha vissuto un momento di grande difficoltà. Per affrontarla non solo non siamo intervenuti tagliando i costi, ma abbiamo rilanciato investendo sulle risorse umane e quindi puntando a migliorare la qualità del servizio». E infatti. La società ha ingranato un percorso di risalita che l’ha portata a chiudere in crescita anche un anno difficile come il 2020, con una raccolta totale di oltre 813 milioni di euro contro i 667 dell’anno prima. A risultare vincente, di nuovo, la ca- pacità d’ascolto, questa volta del mercato.

«Negli anni successivi al crollo finanziario del 2008 ci siamo interrogati sugli impatti che la crisi avrebbe avuto sul welfare – racconta Frecchiami – e abbiamo iniziato a realizzare un rapporto annuale per monitorarli e capire come rispondere ai nuovi bisogni». Il quadro emerso, soprattutto nell’ultima edizione, è che «mentre tutti hanno sotto gli occhi il ritrarsi del welfare pubblico, si tende a sottostimare la fragilità in cui versano il welfare famigliare e quello privato» avverte Frecchiami. Per entrambi è cruciale il tema dei figli: è urgente attivare strumenti e strategie per consentire ai genitori di gestirli al meglio quando sono piccoli e poi aiutarli, da grandi, a conquistare l’autonomia economica.

I dati del rapporto parlano chiaro: il 70,1% di chi ha bambini in età prescolare chiede aiuto ai nonni per la loro gestione e il 36,5 % delle famiglie riceve aiuti economici dai genitori. «Dato questo scenario, crediamo sia necessario affrontarlo con un approccio integrato, in cui le diverse componenti di welfare famigliare, privato, pubblico, aziendale, di comunità concorrano a trovare soluzioni efficaci – precisa Frecchiami –: oggi più che mai il neo-welfare deve dare una risposta di sistema alla crisi sociale. Lato nostro, abbiamo realizzato, primi in Italia, soluzioni innovative per garantire ai figli una maggiore tutela». Ancora una volta però a segnare la differenza, in Assimoco, non sono solo le soluzioni proposte, ma il modo di proporle: per aiutare le persone ad analizzare esigenze e progetti di vita, il gruppo ha messo a punto la 'ReteDelWelfare', primo network di imprese che, attraverso educatori finanziari certificati, offre un servizio di consulenza molto particolare che «non parte mai dai prodotti, ma dall’ascolto dei bisogni: non andiamo dai clienti con qualcosa di precostituito, ma li aiutiamo a fare scelte consapevoli» precisa Frecchiami. E nell’ottica di estendere il più possibile questo approccio etico al mercato assicurativo, Assimoco si è anche fatto promotore di un movimento aggregativo di operatori che sposano la stessa filosofia.

«Abbiamo dato vita alla Rete Eticapro, primo network al mondo di distributori che condividono con noi un nuovo modo di fare assicurazioni, centrato sulla persona e sulla creazione di valore – spiega Frecchiami –. Chi ne fa parte sottoscrive una Carta dei Valori e si impegna a misurare costantemente il suo impatto sociale e ambientale ». Ancora una volta nella consapevolezza «che l’impresa possa promuovere il benessere collettivo, che parte dalle relazioni umane» conclude Frecchiami. E proprio alla qualità di queste relazioni va l’ultimo riconoscimento ricevuto dal gruppo: 16esimo (su 128 aziende medie) nella classifica Best place to work, che segnala le migliori imprese italiane in cui lavorare.

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