mercoledì 12 gennaio 2022
Il «Tursi Digital nomads» con 20 postazioni In Sardegna il progetto «Autismo in ReTe» offre assistenza socio-sanitaria
A Matera coworking in un ex convento per cervelli di ritorno
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Può un piccolo borgo di 4800 anime, attirare lavoratori dal resto della Penisola e dall’Europa, invertendo così, almeno in minima parte, un fenomeno sociale ed economico che da decenni interessa milioni di lavoratori italiani? Può una realtà della Basilicata, riscattare in maniera almeno simbolica, la migrazione prima internazionale e poi interna, che ha scandito le esistenze di decine di migliaia di italiani del Sud, disposti a tutto pur di lavorare ed affrancarsi dalla miseria? A questi interrogativi stanno provando a rispondere a Tursi, comune in provincia di Matera, attraverso un progetto che può essere la miccia che innesca un’inversione di tendenza, ovviamente favorita dal vento dello smart working. Sono infatti sempre di più i lavoratori del Sud emigrati nelle grandi città del Settentrione che con la possibilità di lavorare da casa hanno preferito fare ritorno nei loro comuni natii, riducendo così i costi di affitti e spostamenti. Ma il rovescio della medaglia di questa inizialmente gradita novità portata dalla pandemia, è stato per molti un imbruttimento, un tedioso passare dal letto alla scrivania, senza nemmeno il piacere della condivisione di un caffè con i colleghi. Ed è proprio qui che si inserisce il progetto 'Tursi Digital nomads', nella necessità cioè di uscire di casa per lavorare in un contesto stimolante.

L’idea è venuta a Salvatore Gulfo, ventinovenne del posto: «L’azienda per la quale lavoro mi ha concesso lo smart working, ma per un giovane, lavorare da solo a casa è alienante. Ho proposto la mia idea al comune, che ringrazio per avermi appoggiato, concedendo in comodato d’uso un vecchio convento del Seicento, completamente ristrutturato, che in passato era stato prima tribunale e poi caserma. È una bellissima struttura, un patrimonio storico e culturale che merita di essere vissuto al meglio. Con questo progetto – prosegue Gulfo – abbiamo messo a disposizione venti postazioni per coworker, che possono così condividere esperienze e professionalità. L’area, predisposta con wi-fi ad alta velocità, è dotata di stanze con postazioni singole, ideali per le conference calls, e di ampie stanze condivise che affacciano sul terrazzo con vista sulla città. Abbiamo sia senior manager, che architetti ed ingegneri. Insomma, c’è una forte contaminazione che può far nascere realtà inimmaginabili restando a casa, ed inoltre si riducono i costi del-l’affittare un ufficio».

Sempre nell’ottica della condivisione delle esperienze e delle professionalità, si inserisce il progetto 'Autismo in ReTe', un modello pensato dalla Onlus 'ReTe per il sociale', diretta dal dottor Stefano Vicari. Lo scopo è quello di fornire un supporto concreto e garantire l’accesso all’assistenza sanitaria per i disturbi dello spettro autistico in Italia, in particolare in alcune aree in cui l’accesso ai servizi per l’ASD (Autistic Spectrum Disorders), risulti difficoltoso, come la Sardegna, contribuendo ad eliminare le barriere che ostacolano diagnosi e trattamenti tempestivi. Per farlo, l’idea innovativa è quella di coinvolgere e preparare le famiglie, spesso lasciate sole dinanzi alle difficoltà che si incontrano nell’aiutare persone autistiche. Così il sociologo Toni Murgia, coordinatore del progetto: «Siamo partiti con un po’ di ritardo, perché non è semplice coordinare operatori sanitari, insegnanti, famiglie, ma l’obiettivo è quello di creare un modello che diventi un punto di riferimento per tante persone che lottano contro questa malattia, e la condivisione è alla base, per cui non potevamo procedere in aree distinte. Dopo la formazione teorica e pratica del personale sanitario, c’è stato da preparare le famiglie, individuate fra quante avessero necessità anche economica di prendere parte al progetto. Sono infatti molto alti i costi da affrontare per chi vive questo dramma, e la Sardegna, che pure ha un piano regionale molto articolato che prevede spese ed interventi mirati, ahimè non lo ha mai applicato». I tempi della terapia sono lunghi, ed ovviamente la diagnosi precoce resta la prima e più importante arma a disposizione delle famiglie. Ancora Murgia: «La durata della terapia è di sei mesi, durante i quali vi saranno continui monitoraggi, sessioni di terapia individuale ad alta frequenza, alternate a momenti in piccoli gruppi, per favorire strategie nel rapporto uno a uno, per poi estenderle ad un contesto più naturale e quotidiano. Inoltre – prosegue il coordinatore – sosterremo la scuola per supportare gli insegnanti nel contesto scolastico con indicazioni dirette ad ampliare gli interessi, a favorire la comunicazione e a promuovere la socializzazione di bambini e ragazzi, e coinvolgeremo attivamente i genitori facendoli partecipare alle terapie, per consentire loro di comprendere le modalità di interazione più efficaci nella vita quotidiana».

In seconda battuta, è prevista un’implementazione del progetto di 18 mesi, durante i quali saranno coinvolti 2245 soggetti, così suddivisi: 40 operatori sanitari, 80 bambini con ASD, 80 operatori scolastici, 920 alunni delle scuole di appartenenza degli operatori scolastici, 125 beneficiari diretti delle terapie solidali (25 famiglie in totale), circa 1000 beneficiari annuali che potranno ricevere diagnosi tra Olbia e Sassari grazie all’acquisto degli appositi test. L’isola conta oltre 1,6 milioni di abitanti. In accordo con le stime dell’OMS, si presume dunque che risiedano nell’area circa diecimila soggetti affetti da ASD. Di questi, circa tremila otterranno benefici dal progetto solidale. In tutta la Sardegna sono presenti solo due reparti di neuropsichiatria infantile, uno a Cagliari ed uno a Sassari, quindi il progetto prova proprio ad intervenire in un’emergenza mai risolta dalle istituzioni, con il supporto di Enel Cuore e Fondazione Sardegna, seguendo le linee tracciate da un progetto simile in Messico, ancora troppo giovane per dare concrete indicazioni, ma senza dubbio stimolante come le condivisioni e le collaborazioni sanno essere.

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