sabato 3 aprile 2021
Intervista ad Angus Deaton, premio Nobel per l'Economia per le ricerche sulle disuguaglianze: la vita di molte persone messe ai margini sta cadendo a pezzi, dobbiamo agire
Angus Deaton, premio Nobel per l'Economia del 2015

Angus Deaton, premio Nobel per l'Economia del 2015 - (c) Holger Motzkau 2015 (holger.motzkau@gmail.com), licensed as CC-BY-SA 3.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/)

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Quando gli si chiede perché ci si dovrebbe ancora fidare del capitalismo, Angus Deaton rielabora a modo suo una famosa frase di Winston Churchill. «Perché le alternative sono di gran lunga peggiori – dice –. I dittatori, siano di destra o di sinistra, privano il popolo della libertà. La soluzione sta in un sistema di mercati adeguatamente regolato in un contesto democratico». Nato a Edimburgo nel 1945 e da tempo attivo negli Stati Uniti, nel 2015 Deaton è stato insignito del premio Nobel per l’Economia. La sua opera più rilevante, La grande fuga, porta la data del 2013 ed è una ricostruzione appassionata del processo di riduzione della disuguaglianza che nel corso del Novecento è stato reso possibile dallo sviluppo dell’economia. Una tendenza positiva che ora sembra essersi arrestata, lasciando il posto a una degenerazione tanto rapida quanto drammatica. Lo conferma il nuovo saggio che Deaton ha scritto insieme con la moglie Anne Case, a sua volta economista autorevole.

A colpire è anzitutto il titolo del libro, Morti per disperazione e il futuro del capitalismo (a cura di Emanuele Felice, traduzione di Giovanna Arganese, il Mulino, pagine 358, euro 28,00), che assegna una valenza inaspettata alla parola "disperazione". «Ma è davvero così sorprendente che le difficoltà finanziare conducano all’infelicità e all’angoscia? – ribatte Deaton in dialogo con Avvenire –. Il nostro lavoro riguarda il deterioramento della situazione occupazionale dei cittadini statunitensi a bassa scolarizzazione. Per molte persone il lavoro non è solamente una fonte di reddito, ma qualcosa che permette di dare senso alla vita, di stabilire relazioni con gli altri, di trovare motivi di soddisfazione personale. Purtroppo i meno istruiti faticano sempre di più a ottenere impieghi che rispondano a simili requisiti. Abbiamo cercato di rendere evidente il legame tra la marginalizzazione lavorativa di queste persone e il fatto che le loro vite stiano letteralmente cadendo a pezzi».


L'intervista completa ad Angus Deaton

sul numero 3 di L'economia civile del 7 aprile 2021




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