martedì 28 novembre 2017
L'annuncio del fondatore di Facebook per spostare l'attenzione dalle critiche sulle fake news nei social: «In futuro saremo in grado di combattere anche il bullismo»
Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook

Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook

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«A partire da oggi, stiamo aggiornando i nostri strumenti di intelligenza artificiale per identificare quando qualcuno sta esprimendo intenzioni di suicidio su Facebook, in modo da poterlo aiutare, fornendogli velocemente il supporto di cui ha bisogno».
L'annuncio arriva direttamente dalla pagina Facebook di Mark Zuckerberg, padrone del più grande social del mondo e di Instagram, WhatsApp e Facebook Messenger.
«Solo nell'ultimo mese – prosegue Zuckerberg – il nostro nuovo sistema di intelligenza artificiale pur in fase di test ci ha permesso di prestare soccorso più di 100 volte».
La mossa di Facebook è duplice. Da una parte cerca di spostare il più possibile l'attenzione dal tema delle fake news che vede i social sul banco degli accusati. Dall'altra, è un autentico spot a favore dei sistemi basati sull'intelligenza artificiale, finiti anch'essi nel mirino. Strumenti utili, ma che portano con loro dibattiti e riserve sulla loro pericolosità.

Non a caso, Zuckerberg scrive: «Di fronte alla paura diffusa che l'intelligenza artificiale possa essere sempre più dannosa nel nostro futuro, è giusto ricordare come in questo caso ci stia realmente aiutando già oggi a salvare la vita di molte persone».

Zuckerberg riconosce che «c'è ancora molto da fare per migliorare il sistema». Poi annuncia: «In futuro, grazie ai nuovi sistemi di intelligenza artificiale saremo in grado di comprendere anche le più sottili sfumature linguistiche, e saremo in grado di identificare anche casi di bullismo e di odio».

L’idea che un sistema informatico possa risolvere il problema dell’odio e del bullismo online e ora persino del suicidio è affascinante. Eppure, la questione resta aperta. Apertissima.
Pensare che la società (online e offline, digitale o reale - come si usa dire) possa migliorare decisamente senza che gli utenti facciano neanche un minimo sforzo, è sbagliato. E pericoloso. Non possiamo lasciare a una macchina la decisione di cosa sia giusto o sbagliato né dobbiamo lasciare tutto il potere su argomenti così delicati nelle mani dei soli Facebook o Google.
Serve uno sforzo di tutti. Nessuno escluso. A partire dalla singole azioni che ognuno di noi compie ogni giorno online.

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