venerdì 4 ottobre 2019
La vertenza passa a Palazzo Chigi con il premier Conte e il ministro Patuelli che hanno chiesto chiarimenti all'azienda
Sciopero nazionale per la chiusura dello stabilimento di Napoli
COMMENTA E CONDIVIDI

Sciopero di otto ore, stabilimenti fermi e manifestazione nazionale a Roma dei lavoratori Whirlpool, indetta dai sindacati dei metalmeccanici Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil. La protesta nasce contro la decisione dell'azienda di avviare la procedura di cessione dello stabilimento di Napoli, dove lavorano 410 persone e si producono lavatrici, a Prs (Passive Refrigeration Solutions), società con sede legale a Lugano. Un atto "in aperta violazione dell'accordo di ottobre 2018", ripetono i sindacati, che chiedono all'azienda di ritirare la procedura e sedersi al tavolo per ripartire dall'accordo di ottobre scorso che parlava "di investimenti e non di cessioni". Quello di oggi è il secondo sciopero di ottobre nell'arco di due settimane (i lavoratori hanno già incrociato le braccia il 25 settembre in tutti gli stabilimenti Whirlpool in Italia). Circa 500 i lavoratori in arrivo da Napoli e Caserta, almeno altri 500 dagli altri stabilimenti. Al corteo ha preso parte anche il numero uno della Cgil Maurizio Landini.

Lo sciopero ha avuto subito un primo risultato. La vertenza passa a palazzo Chigi. Il premier Giuseppe Conte dovrà riuscire laddove i ministri dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio e Stefano Patuanelli, hanno fallito: convincere la multinazionale a ritirare la procedura di cessione dello stabilimento di Napoli. Whirlpool ha inviato nei giorni scorsi una lettera a Patuanelli "con qualche elemento di novità", esprimendo l'intenzione di concordare le modalità per ritornare al tavolo. Il ministro ha ribadito che si siederà al tavolo solo se l'azienda sospenderà la procedura di cessione. In questa richiesta governo e sindacati sono in totale sintonia: l'accordo del 2015 va rispettato. Allora si parlava di rilancio e investimenti, mentre a maggio scorso è arrivata la notizia della volontà di dismissione. A reindustrializzare il sito di Napoli dovrebbe essere la Prs che i sindacati definiscono un'"azienda fantasma" secondo i sindacati che non garantirebbe un futuro produttivo e occupazionale. Secondo la multinazionale, invece, quello della svizzera Prs è "un progetto solido" e l'esame del piano potrebbe essere avviato al più presto per garantire nuova vita allo stabilimento di Napoli e ai suoi 400 dipendenti. Ma il vero problema per sindacati ed esecutivo sta nell'affidabilità delle imprese straniere che sottoscrivono patti e non li rispettano: non a caso Patuanelli ha detto alle delegazioni sindacali di essere preoccupato dell'esperienza delle ristrutturazioni ex Whirlpool. Il pensiero va alle vicende francesi (stabilimento di Amiens) ma soprattutto a Embraco.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: