mercoledì 6 luglio 2011
Lo rivela un’indagine realizzata da AstraRicerche e commissionata da Edenred, società mondiale nei buoni e nelle carte di servizio.
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Dal ticket restaurant all’orario di lavoro flessibile, dal telelavoro all’asilo nido interno: i lavoratori italiani apprezzano molto le misure di welfare promosse dalle aziende, ma si lamentano per la loro scarsa diffusione. Lo rivela un’indagine realizzata da AstraRicerche e commissionata da Edenred, società leader mondiale nei buoni e nelle carte di servizio. I ricercatori hanno evidenziato un’enorme e crescente domanda (59%) di interventi di questo tipo, e più in particolare di servizi legati alla persona e al nucleo familiare (88,5%), ma anche una profonda insoddisfazione (48,7%) per quanto viene attualmente offerto: di fatto un addetto su tre non beneficia di alcun sostegno e addirittura uno su due tra quelli che lavorano in aziende che hanno tra 16 e 50 dipendenti (ovvero, l’ossatura del sistema produttivo italiano). «I lavoratori – spiega  Graziella Gavezotti, presidente e ad di Edenred Italia - esprimono un bisogno evidente di un nuovo welfare aziendale, che non sia solo un contributo per l’alimentazione, ma anche un sostegno per l’acquisto di servizi di conciliazione tempo libero, lavoro e famiglia. Molte imprese iniziano a comprendere questo trend e sanno che soddisfare queste attese permette di ottenere in tempi brevi numerosi vantaggi per l’azienda e per i dipendenti stessi». L’assunto di base, ormai condiviso da tutti gli osservatori, è che un lavoratore “contento”, che si sente apprezzato e valorizzato, rende anche di più in termini di produttività. In altre parole, le aziende dovrebbero investire in questa direzione non per “bontà” ma perché gli conviene. La ricerca ha evidenziato che in testa alle misure richieste ci sono il  ticket restaurant (57%), l’orario flessibile (56%), la mensa aziendale (54%) e il telelavoro (53%). Tutte le altre voci si collocano tra il 40% e il 49%: dai servizi legati alla mobilità (car sharing, car pooling) all’assistenza medica, dalle iniziative culturali (anche per i familiari:  corsi, biglietti per teatri, cinema, musei, mostre) al “maggiordomo aziendale”, dall’asilo nido al job sharing (la possibilità di alternarsi con un collega nel fare un lavoro, dividendosi il reddito) all’assistenza per anziani, bambini e disabili attraverso una rete di servizi convenzionati. «Alla base di questa forte richiesta di welfare aziendale – nota Enrico Finzi, sociologo e presidente di AstraRicerche – ci sono quattro fattori: il basso  livello degli stipendi medi dei lavoratori italiani, la crescente fragilità del sistema di welfare pubblico, l’aumento dei bisogni e delle esigenze individuali, l’indebolimento del ruolo della famiglia». La domanda di interventi è così elevata che anche nelle aziende che prevedono un pacchetto di servizi trapela una certa insoddisfazione: i lavoratori che lo giudicano ottimo o buono sono, infatti, solo il 29%, mentre il 49% ritiene che debba essere migliorato (qualitativamente)  e incrementato (quantitativamente) e il 22% incrementato.
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