giovedì 23 dicembre 2021
Le nuove basi per rilanciare il lavoro e affrontare la transizione demografica. Al via la piattaforma dedicata alla crescita personale. Le misure contro lo stress. Le buone prassi di A2A e Terna
Con il welfare si cerca di prevenire anche lo stress da lavoro

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La transizione demografica, l’invecchiamento della popolazione, le nuove domande di protezione dopo la pandemia, le trasformazioni del mercato del lavoro, la sanità tra digitalizzazione e capillarità territoriale, le risorse del Pnrr e il ruolo del settore privato e delle assicurazioni per ammodernare il welfare: sono soltanto alcuni dei temi contenuti nel rapporto del Think Tank Welfare, Italia supportato da Unipol Gruppo con la collaborazione di The European House – Ambrosetti e con il sostegno di un comitato scientifico composto da: Veronica De Romanis, Giuseppe Guzzetti, Walter Ricciardi e Stefano Scarpetta. Welfare, Italia si propone da oltre un decennio come luogo di analisi, studio e riflessione sui temi del welfare, aperto al confronto tra i principali referenti del settore sia pubblico che privato: decisori, esponenti governativi nazionali e locali, parti sociali, casse e fondi previdenza e assistenza, rappresentanti di imprese e dei lavoratori, Università e Terzo settore.​

L’impatto della pandemia Covid-19 sulla spesa in welfare
Secondo le stime di Welfare, Italia, la crisi sanitaria ha indotto un incremento generalizzato di
tutta la spesa in welfare, includendo i tre pilastri “tradizionali” (Sanità, Politiche Sociali, Previdenza) e
l’Istruzione: nel 2021 raggiungerà un totale stimato in circa 632 miliardi di euro, con una crescita di
circa sei miliardi di euro rispetto al 2020, anno in cui l’incremento era stato pari a 50 miliardi di euro
rispetto al 2019. La crisi non ha alterato significativamente la suddivisione della spesa, confermando lo
sbilanciamento della componente previdenziale (49%) che tuttavia evidenzia una diminuzione di
2,3 punti percentuali rispetto ai valori del 2019 attestandosi su valori più bassi anche del 2009
(49,7%). Le risorse del Pnrr delineano un’opportunità storica per il rilancio dell’Italia e per un adattamento
evolutivo del suo sistema di welfare verso un modello di precisione. Considerando il totale di fondi
veicolati attraverso la Recovery and Resilience Facility di Next Generation EU, l’Italia è il primo Paese
beneficiario dello strumento per un totale di 191,5 miliardi di euro: Welfare, Italia stima che il
Pnrr destinerà al welfare non meno di 41,5 miliardi di euro, pari al 22% del budget del Piano,
grazie alle diverse azioni riconducibili al welfare previste nelle Missioni 4 (Istruzione e Ricerca), 5 (Inclusione e Coesione) e 6 (Salute).

Le cinque priorità di azione per il sistema di welfare italiano
1. Raggiungere un’effettiva digitalizzazione dei servizi di welfare
L’Italia alloca con il Pnrr alla transizione digitale 59 miliardi di euro (di fatto pari alla somma di Francia, Germania e Spagna). La proposta è di creare un punto di accesso unico digitale per i servizi di welfare che consenta ai cittadini di consultare attivamente tutte le proprie opzioni, in ambito sanitario, previdenziale, formativo e di politiche sociali.
2. Gestire in modo più attivo l’evoluzione demografica del Paese
A fronte dei fenomeni di invecchiamento demografico e denatalità, l’incidenza della spesa pensionistica sul Pil raggiungerà il 17,3% nel 2040 (+1% rispetto al 16,3% nel 2018) e ulteriori criticità riguarderanno la capacità di garantire un’adeguata assistenza agli anziani e in particolare alla popolazione non autosufficiente (che potrà essere pari a 6,3 milioni di individui tra soli dieci anni, più del doppio rispetto ad oggi). In questa prospettiva, l’indirizzo del Think Tank Welfare, Italia si sostanzia lungo tre ambiti, connessi alla:
- promozione del risparmio, in particolare attraverso l’introduzione di forme di risparmio previdenziale integrativo fin dai primi anni di vita, sul modello dei Children’s Saving Accounts;
- cultura del welfare attraverso campagne di sensibilizzazione e informazione
- valorizzazione della telemedicina, della teleassistenza e delle buone pratiche del privato, con l’attivazione di tavoli di confronto territoriali misti pubblico/privato.
3. Dispiegare efficaci politiche attive a supporto del mercato del lavoro
A oggi l’Italia alloca alle politiche passive ben l’85% della spesa in politiche del lavoro (a fronte del 73% della Francia, del 69% della Spagna e del 55% della Germania). Inoltre, il nostro sistema è caratterizzato da carenze del sistema formativo e da un limitato impatto dei percorsi di formazione interni alle aziende. Tutto ciò porta a un mismatch delle competenze, ovvero un’elevata incidenza di lavoratori (il 38,2%, quasi cinque punti percentuali in più della media Ue) sovra-qualificati o sotto-qualificati rispetto alla loro effettiva mansione. Welfare, Italia propone il potenziamento della formazione duale e la collaborazione tra formazione e imprese attraverso meccanismi premiali, oltre al potenziamento sostanziale dei Centri per l’Impiego, a partire dalla creazione di Banche dati nazionali, superando l’attuale frammentazione regionale, e dall’integrazione delle agenzie di intermediazione private nella selezione delle offerte.
4. Riformare le politiche passive e i meccanismi degli ammortizzatori sociali
La crisi pandemica ha determinato un aumento nel numero di famiglie in povertà assoluta che hanno superato i due milioni (con un’incidenza pari al 7,7%), per un totale di oltre 5,6 milioni di individui. Parallelamente è aumentato il ricorso a strumenti di inclusione sociale come il reddito e pensione di cittadinanza (a settembre 2021, il numero medio mensile di percettori del Rdc è il 5,4% maggiore rispetto ai percettori dello stesso mese nell’anno precedente), il quale tuttavia presenta alcuni meccanismi che ne penalizzano la precisione. Gli indirizzi suggeriti dal Think Tank pertanto raccomandano di intervenire sull’ottimizzazione del Reddito di Cittadinanza (riduzione del requisito dei 10 anni di residenza in Italia, revisione della scala di equivalenza, differenziazione dell’importo del sussidio in base al costo della vita) e la revisione del sistema degli ammortizzatori sociali attraverso l’attuazione di un meccanismo che vincoli la fruizione degli strumenti di politiche passive del lavoro alla partecipazione a percorsi di formazione, aggiornamento e re-skilling. Con l’obiettivo di accrescere la base occupazionale, inoltre, il perimetro degli ammortizzatori sociali potrebbe essere esteso anche a piani aziendali che prevedano il pensionamento anticipato di lavoratori e l’attivazione di un ricambio generazionale (rapporto di almeno 2:1 tra lavoratori in ingresso, a tempo indeterminato e under 35, e lavoratori in uscita).
5. Promuovere misure finalizzate ad accrescere l’occupazione femminile
Per raggiungere una parità nel mondo del lavoro occorre agire in due direzioni: migliorare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e promuovere la loro indipendenza economica. Con riferimento alla prima direzione, il nostro paese mostra un quadro particolarmente critico. L’Italia è ultimo tra i Paesi UE-27+Regno Unito per tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro, con un valore pari a 54,7% nel 2020: 11,9 punti percentuali in meno rispetto alla media europea (67,6%). Per quanto riguarda il secondo ambito di intervento – promuovere l’indipendenza economica delle donne – l’Italia si dimostra in realtà già più virtuoso della media europea, con un divario di reddito orario in media più contenuto rispetto alla media Ue (5,7% vs 11,2%).

La piattaforma dedicata alla crescita personale

Nasce Pcoach, la prima piattaforma digitale in Italia dedicata alla crescita personale, che mette in contatto le persone che hanno necessità di acquisire nuove capacità e competenze con professionisti del settore della formazione. Fondata da Nicolò Pirelli, manager con esperienza all’interno del Gruppo e membro di Fondazione Pirelli, si rivolge a tutti, privati e aziende, dalle grandi imprese alle pmi, che hanno specifiche necessità di formazione per le loro risorse, offrendo servizi personalizzati di valorizzazione personale e professionale. È in forte crescita la domanda di formazione specializzata e flessibile, accelerata anche dai forti cambiamenti indotti dalla digitalizzazione e dalla pandemia. Basti considerare che, secondo il Global Coaching Study, dal 2015 le attività solo relative al coaching a livello globale hanno registrato una crescita del 33%, mentre i ricavi sono cresciuti del 21%. In Italia le cifre sono ancora più incoraggianti: il settore è cresciuto del 114% dal 2018, con un ricavo di oltre 18 milioni per il solo segmento del coaching. Il settore occupa oltre 47mila coach riconosciuti nel mondo, con un fatturato globale che si aggira intorno ai 1,6 miliardi di dollari. Per ulteriori informazioni www.pcoach.eu.

Prevenire lo stress da lavoro

Secondo quanto emerso da uno studio di YouGov commissionato da Matrix42, provider per il digital workspace e l’enterprise service management, le aziende dovrebbero supportare i propri dipendenti in modo costruttivo per far sì che questi riescano a gestire autonomamente il proprio tempo. Nonostante circa la metà degli italiani non intenda rinunciare ai vantaggi del lavoro da casa o da remoto riconosce anche che i nuovi modelli di lavoro presentano alcuni rischi. Questi includono, per esempio, la sovrapposizione tra lavoro e vita privata (70%), eventuali carichi di lavoro aggiuntivo (49%) e la mancanza di relazioni dirette con i colleghi (40%). Dallo studio di Matrix42 è emerso che i nuovi modelli di lavoro ibridi sono stati accolti molto bene soprattutto perché offrono un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata. Circa il 47% degli intervistati italiani ha infatti segnalato un progresso in questo ambito. Il 62% degli intervistati in Italia è contento di non dover fare il pendolare per recarsi al lavoro, mentre la maggioranza degli intervistati (91%) a livello globale attualmente si è detto soddisfatto del supporto It ricevuto durante il lavoro remoto.

Ecco come raggiungere l'equilibrio tra vita privata e lavoro

L’Osservatorio Smart Working ha stimato che al termine della pandemia le organizzazioni prevedono un aumento dei lavoratori agili rispetto ai numeri registrati negli ultimi 18 mesi. Il perdurare dell’emergenza sanitaria e i lunghi periodi di lavoro forzato da casa hanno avuto però anche ripercussioni negative. È diminuita la percentuale di smart worker pienamente ingaggiati (cioè legati all’azienda e attaccati al proprio lavoro, oltre che soddisfatti), che è passata dal 18% al 7% restando comunque, seppur di poco, superiore a quella degli altri lavoratori inseriti in organizzazioni tradizionali, pari al 6%. Il tecnostress (cioè gli impatti negativi a livello comportamentale o psicologico causati dall’uso delle tecnologie) ha interessato un lavoratore su quattro, in misura maggiore smart workers (28% contro il 22% degli altri dipendenti), donne (29% contro il 22% dei colleghi) e responsabili (27% contro il 23% dei collaboratori). Alcuni possibili effetti negativi del tecnostress sono il peggioramento dell’equilibro tra vita privata e lavoro, dell’efficienza e l’overworking (ovvero dedicare un’elevata quantità di tempo alle attività lavorative trascurando momenti di riposo), che ha coinvolto il 13% dei lavoratori e in misura maggiore gli smart worker degli altri lavoratori (17% contro 9%), le donne degli uomini (19% contro 11%) e i manager rispetto ai collaboratori (19% contro 9%). Alla luce di tale scenario MeglioQuesto, in collaborazione con Relief, primo pronto soccorso psicologico per le emergenze emotive e il benessere quotidiano, propone cinque consigli utili. L’obiettivo è aiutare i lavoratori a organizzare meglio il tempo e modulare le emozioni per ottenere una più efficace separazione degli ambiti personali da quelli produttivi, a vantaggio di entrambi.

1. Organizza il lavoro. Il capo è lontano, la sua pressione cambia e spesso ti viene da posticipare l'esecuzione di compiti non avendo più quell'elemento esterno eufemisticamente motivante. Allora conviene dividere il compito generale da eseguire in un insieme di compiti più piccoli, altrimenti è come se mancasse la motivazione per iniziare a fare le cose, con la manifesta tendenza a procrastinare. Così i compiti più piccoli eseguiti uno dopo l'altro ci portano all'obiettivo finale e ci permettono di fare poca fatica alla volta e di incassare tante microsoddisfazioni.

2. No al multitasking. Non sei un computer, sei un cervello e un cervello non funziona in multitasking, perché quando lavoriamo in smart-working la tentazione di avviare più esecuzioni contemporaneamente va tenuta a bada, altrimenti ti sovraccarichi e ti bruci o ti esaurisci. Il nostro cervello tollera un compito per volta: se vuoi fare bene le cose ne devi fare una alla volta. Quando fai qualcosa di nuovo o di impegnativo il tuo cervello è lì che esplora, tenta, ritenta, controlla, prevede e questa serie di operazioni è ad alto consumo energetico, cioè il sistema ottimizza i consumi cercando di automatizzare i processi per quegli eventi e quei compiti che si svolgono in maniera più prevedibile dedicandosi all'esplorazione delle cose nuove. Se tu ne fai troppe, ti riempi completamente il cervello di attività e, come succede con un computer che apre troppe finestre, va in loop, si blocca.

3. Rilassa la mente. La meditazione clinica è uno strumento importante per allenare le capacità attentive. La focalizzazione della mente quando si concentra su qualcosa è accompagnata di solito da un buon rilassamento del corpo e anche da un momentaneo disinteresse per le divagazioni. Insomma un'attività di attenzione che deve essere gentile, non forzata, pensata come tempo che tu dedichi a te stesso. È un buon modo per allenare la tua attenzione e contemporaneamente per perseguire con maggiore facilità i tuoi obiettivi.

4. Trova i tuoi spazi. Lo spostamento fisico da casa al luogo di lavoro e viceversa non succede più. Ed era molto importante perché quello spostamento facilita il cambiamento di maschera, cioè il cambiamento di ruolo. Allora possiamo correre ai ripari andando a lavorare fuori casa, se si può. Se sei così fortunato da avere a disposizione un altro ambiente usalo. Se il clima ti permette di stare all’esterno, fallo. Oppure costruisci un ambiente domestico specificamente dedicato al lavoro così, quando finisci, finisci davvero.

5. Dedicati tempo. Costruisciti una bolla di spazio e tempo dedicate a te. Venti minuti al giorno in cui esisti solo tu e puoi fare movimento fisico, tecniche di rilassamento, chiacchiere con gli amici. Usala come decompression, chillout, tra il lavoro e la vita domestica. È buona prassi, inoltre, stabilire orari precisi di lavoro con stop assoluto a fine giornata e con momenti di svago e di movimento a intervalli regolari durante il giorno, tipo 10 minuti ogni ora e mezza e un sonno continuativo di notte. Nel weekend è fondamentale staccare. Magari non è sempre possibile fare cose incredibili, ma basta che tu faccia cose che ti piacciono o anche solo che ti riposi e che muova un po’ il corpo.

In A2A accordo sul lavoro ibrido

A2A e i sindacati del comparto Energia hanno firmato un accordo sul progetto New ways of working. Dal 1° febbraio 2022, verrà implementato in via sperimentale un nuovo modello di organizzazione “ibrido” per oltre 3.300 risorse. Per quanto riguarda il lavoro agile e la possibilità di svolgere le proprie attività da remoto, l’accordo prevede una programmazione basata non a giornate alla settimana, ma a ”quote di tempo” calcolate su base mensile o bimestrale: i lavoratori potranno infatti lavorare in maniera agile dal 20 al 60% del tempo, in accordo con i propri responsabili. La quota di lavoro agile sarà differenziata a seconda delle mansioni, sulla base di una valutazione tecnico-organizzativa effettuata dall’azienda, favorendo la conciliazione tra esigenze di produttività e qualità della vita. Infine, il nuovo modello introduce un rimborso spese per i costi sostenuti dal lavoratore nello svolgere le proprie attività da remoto che verrà corrisposto per ogni giornata di smart working, oltre al riconoscimento di un buono pasto di valore equivalente a quello ottenibile in presenza.

Terna premia le idee imprenditoriali nate in azienda

Terna ha selezionato e premiato le idee e i progetti innovativi nati in azienda nell’ambito del nuovo programma Terna Ideas, lanciato quest’anno per rafforzare il ruolo di regista e abilitatore della transizione energetica del gestore della rete elettrica nazionale. Obiettivo dell’iniziativa, a cui hanno partecipato 400 persone di Terna con 143 idee pubblicate, è stato diffondere la cultura dell’innovazione all’intera popolazione aziendale, dando ai lavoratori la possibilità di esprimersi come imprenditori. Le idee vincenti sono state: Big-Blue in green, che si propone di ideare, progettare e realizzare spazi di lavoro in un ambiente naturale, aperto e sostenibile, con postazioni singole e di team utilizzabili tutto l’anno, a prescindere dalle condizioni meteorologiche, a beneficio del benessere psico-fisico delle persone e della loro creatività e produttività; Rut, progetto per aumentare ulteriormente la sicurezza del personale operatore di Terna, semplificando le attività di manutenzione delle infrastrutture elettriche, attraverso l'utilizzo di un dispositivo universale che rileva la presenza di tensione degli impianti; Samat, soluzione per aumentare la sicurezza dei tecnici di Terna e ottimizzare i tempi di intervento grazie allo sviluppo di un sistema innovativo che, nelle operazioni di manutenzione delle stazioni elettriche, minimizza l'esposizione al rischio del personale coinvolto. Terna investirà nelle migliori iniziative trasformandole in veri e propri progetti in grado di creare valore per l’azienda e non solo. Le persone di Terna hanno potuto partecipare individualmente o in team, durante le ore di lavoro, presentando la propria idea o supportando una delle iniziative proposte mettendo a disposizione le proprie competenze.





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