mercoledì 10 febbraio 2016
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Seicento euro, per ogni mese di rinuncia al congedo parentale, utilizzabili per pagare servizi di babysitter o l’asilo nido. È il voucher bebè, le cui richieste per l’anno 2016 hanno ottenuto il via libera dall’Inps con l’attivazione della procedura telematica sul sito internet. Del voucher possono fruirne lavoratrici dipendenti e parasubordinate e vale 600 euro mensili utilizzabili, in alternativa al congedo parentale, per servizio di baby-sitting privati o per far fronte a oneri della rete sia pubblica che privata dei servizi all’infanzia. Per ora restano fuori le lavoratrici autonome (commercianti, artigiane eccetera) in atteso del decreto ministeriale con l’estensione del beneficio, come previsto dalla legge Stabilità 2016. Le domande si possono presentare fino al 31 dicembre, salvo chiusura anticipata per esaurimento risorse (20 milioni di euro). Le lavoratrici interessateIl bonus, come accennato, interessa tutte le lavoratrici madri con diritto al congedo parentale: quelle titolari di un rapporto di lavoro dipendenti, sia con amministrazioni pubbliche e sia con datori di lavoro privati; le lavoratrici autonome iscritte alla Gestione Separata dell’Inps (note come lavoratrici “parasubordinate”), incluse le professioniste senza cassa (anche con partita Iva). Il bonus, inoltre, interessa pure le altre lavoratrici autonome madri (coltivatrici dirette, mezzadre e colone, artigiane, commercianti eccetera), alle quali il diritto è stato esteso di recente dalla legge n. 208/2015 (la legge di Stabilità per il 2016); ma loro, però, non ancora possono fare domanda, dovendo necessariamente attendere il decreto di disciplina. Come si utilizza il bonus a due vieIl bonus è economico e consiste in un 'buono' di 600 euro per ogni mese di congedo parentale a cui si rinuncia, utilizzabile alternativamente:a)    per acquistare servizi di baby-sitting;b)    (oppure) per far fronte agli oneri della rete pubblica dei servizi per l’infanzia o dei servizi privati accreditati. Altre possibilità non sono previste; come neppure è possibile 'monetizzarlo' (cioè intascare quei 'soldi', se non per pagare la babysitter o l’asilo). La prima via è praticata mediante i cosiddetti 'buoni lavoro' (voucher), con cui è possibile acquistare prestazioni di lavoro accessorio; la seconda via, invece, è attuata direttamente dai servizi accreditati che ottengono dall’Inps il pagamento diretto del bonus. Attenzione; in caso di scelta della seconda via (contributo rete pubblica o privata accreditata), prima di fare la domanda, la lavoratrice interessata deve effettuare l’iscrizione del minore esclusivamente presso una della strutture aderenti alla sperimentazione, presenti nell’elenco consultabile sul sito internet dell’Inps (www.inps.it). Come accennato il bonus vale 600 euro mensili per un periodo massimo di sei mesi (quindi 3.600 euro totali), in base alla richiesta della lavoratrice dipendente, ossia in base ai mesi di congedo parentale rinunciati. Per le lavoratrici iscritte alla gestione separata, invece, la durata massima si ferma a tre mesi (quindi 1.800 euro in tutto). In caso di lavoratrici a part time, il bonus è ridotto in misura proporzionale alla riduzione dell’orario di lavoro (sul sito Inps c’è la tabella con le misure riproporzionate). Le lavoratrici possono accedere al beneficio anche se hanno fruito in parte del congedo parentale. Attenzione; il bonus è concesso in ragione del singolo figlio; perciò, in presenza di più figli, è possibile  accedere a più bonus.
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