giovedì 7 aprile 2016
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MILANO La seconda tappa della campagna d’Italia di Vincent Bolloré sembra ormai cosa fatta: dopo avere conquistato il controllo di Telecom il finanziere bretone che è anche il secondo principale azionista di Mediobanca è pronto a inglobare nella “sua” Vivendi pure Mediaset Premium. Le trattative iniziate nei primi mesi del 2016 ed emerse già a febbraio sono in una fase molto avanzata, gli annunci ufficiali sono attesi per la fine di questa settimana. La cessione della televisione a pagamento del gruppo Mediaset è parte di un’alleanza più ampia tra le due aziende: Vivendi, società da 25 miliardi di euro di capitalizzazione, e la più piccola Mediaset, che vale 4 miliardi, si scambierebbero una quota di azioni del 3,5%. Tra i due pacchetti di azioni c’è una differenza di un po’ più di 700 milioni di euro, che Mediaset colmerebbe trasferendo ai francesi l’89% di Premium (gli spagnoli di Telefonica, che hanno l’altro 11%, farebbero lo stesso, anche in questo caso in cambio di azioni di Vivendi). Pier Silvio Berlusconi, Ad Mediaset, entrerebbe nel Cda di Vivendi. È un’alleanza tra giganti malati. Mediaset non è mai riuscita a rendere redditizia la televisione a pagamento lanciata nel 2005, l’anno prima del crollo di Lehman Brothers. Nemmeno l’enorme sforzo finanziario per acquisire i diritti per la Champions League — strappati a Sky al prezzo di 230 milioni di euro all’anno per tre stagioni — ha portato quella crescita di abbonati “veri” necessaria a portare la società al suo primo utile. Dopo diversi rinvii il pareggio di bilancio dell’attività di Premium ora è previsto per il 2017. Anche Vivendi ha i suoi guai televisivi: Canal+, la sua televisione a pagamento che in Francia ha 5,5 milioni di abbonati, è in perdita dal 2012. Lo scorso anno il rosso è aumentato del 40%, a 264 milioni di euro, e nell’ultima lettera agli azionisti il manager Jean-Cristophe Thiery, incaricato lo scorso anno da Bolloré di rimettere in carreggiata i canali televisivi, ha scritto chiaramente che Vivendi «non ha le risorse di sostenere indefinitamente le perdite dei canali di Canal+». Per rilanciare l’azienda a febbraio Canal+ ha firmato un accordo con la qatariota beIN (lo spinoff dello sport di Al Jazeera) che in Francia ha comprato i diritti per le partite della League 1, la Serie A transalpina. Scriveva ieri il Figaro che Bolloré sembra volere ricostruire la Vivendi che fu, un gruppo europeo che controllava un operatore telefonico una televisione a pagamento europea e una casa di produzione di videogiochi. Il finanziere bretone è a buon punto nel suo progetto. Ha conquistato Telecom, il primo operatore telefonico della terza economia dell’area euro, e potrebbe inserirla in un’alleanza con la francese Orange, che è attivissima nel risiko delle telecomunicazioni europee e ha appena visto sfumare il progetto di fusio- ne con la connazionale Bouygues. Nel frattempo ha lanciato un’offerta per i videogiochi di Gameloft e ha quasi completato l’operazione Mediaset. Il prodotto finale di queste operazioni renderebbe Vivendi un grande operatore europeo capace di produrre contenuti (film,serie e programmi televisivi, ma anche musica con l’etichetta Universal) e di diffonderli tramite la propria infrastruttura (tra l’altro Telecom controlla la rete alla base delle telecomunicazioni italiane) in Francia, Italia e Spagna. Sarebbe un operatore capace di tenere testa alla Sky di Rupert Murdoch, unico altro attore nella televisione a pagamento in Italia, ma anche di opporsi all’avanzata dell’americana Netflix, la televisione via Internet che negli ultimi due anni ha conquistato spazio anche nel Vecchio Continente. Tra l’altro Vivendi controlla quella che è oggi l’alternativa europea a Youtube, cioè Dailymotion, e in Germania ha lanciato la piattaforma di web tvWatchever. Nel mercato dei contenuti e delle telecomunicazioni che si sta sviluppando, dunque, la Francia ha oggi in Vivendi un operatore molto forte che senza troppa fatica si sta conquistando spazio in Italia sia sulla produzione che sulla trasmissione e distribuzione dei contenuti. In questo scenario quello che oggi è il nostro primo gruppo televisivo privato, Mediaset, sarebbe un suo alleato e un soggetto autonomo e forte nella produzione dei contenuti (che è ciò che gli riesce meglio) e nel mercato televisivo italiano e spagnolo in chiaro. Sempre che l’intesa con Vivendi non sia un primo passo verso l’ingresso dell’intera azienda in questo nuovo conglomerato di media, pixel e reti comandato da Parigi. © RIPRODUZIONE RISERVATA Affare quasi fatto L’AD E VICE-PRESIDENTE DI MEDIASET. Pier Silvio Berlusconi
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