venerdì 6 maggio 2016
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MILANO Il fallimento dell’aumento di capitale della Popolare di Vicenza, che ha costretto il fondo Atlante a sostenere l’intera operazione, e il no della Borsa alla quotazione della banca veneta hanno aperto una nuova stagione difficile per le banche italiane. La pressione degli investitori — che stanno mettendo alla prova la solidità del sistema — si sta facendo sentire e il nervosismo cresce. Lo si è visto chiaramente ieri quando Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, ha abbandonato per qualche minuto i tradizionali toni diplomatici dei banchieri centrali per attaccare personalmente Elke König, il presidente del Consiglio unico di risoluzione delle banche che la settimana scorsa, in un’intervista al Corriere della Sera, alla domanda se non sia ingiusto che dopo avere permesso a Berlino di aiu- tare le sue banche con centinaia di miliardi di euro l’Europa neghi all’Italia interventi per cifre molto più modeste ha risposto ricordando citando Mikhail Gorbaciov, che «una volta disse: 'chi arriva tardi viene punito dalla storia'. Onestamente l’Italia ha attraversato la prima e seconda ondata della crisi senza interferire con le sue banche». Visco si è arrabbiato. «Questo è sbagliato: nel 20112012 non c’erano le condizioni per stabilire una asset management company per i Non performing loan in Italia semplicemente perché il loro livello non era il livello di oggi e semplicemente perché si è materializzato dopo la crisi del debito. E alla fine il verdetto che l’aiuto di stato non dovrebbe essere permesso è la loro risposta» ha detto il governatore intervenendo all’apertura della conferenza internazionale “The State of the Union” all’Istituto Universitario Europeo di Fiesole, a Firenze. Il governatore ha fatto capire che il momento, per le banche italiane, è molto delicato. Da un lato il giudizio degli investitori sul valore reale delle sofferenze è troppo negativo: «Ci sono buone ragioni per sostenere che siano esagerate le preoccupazioni dei mercati sulla qualità degli asset delle banche italiane». Dall’altro lato il caso della Popolare di Vicenza, in attesa di vedere quello che succederà con l’aumento di capitale da un miliardo di Veneto Banca, ha rischiato di generare una crisi sistemica. «Se fallisce un supermercato, lo chiudi e un altro apre. Se fallisce una banca, è molto improbabile che ne apra un’altra, è più probabile che quella accanto cominci ad avere problemi» ha ricordato Visco, che quindi ha aggiunto come i rischi di squilibrio nel modo del credito possano essere «piuttosto gravi» e che quindi per le banche «questo richiede la possibilità di ricorrere a una rete di protezione pubblica e, in un’Unione come la nostra, anche a una sovranazionale in presenza di rischi sistemici e di contagio». Al centro della critica c’è ancora il bail in: «Uno strumento studiato per ridurre l’impatto di una crisi non deve creare le premesse per renderne probabile un’altra: se è così, il suo design e/o il suo funzionamento devono essere ripensati». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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