venerdì 7 novembre 2014
​Il governatore della Banca d'Italia: blocca gli investimenti esteri e l'occupazione. «In Puglia e Basilicata in 30 anni si è perso il 16% del Pil». Già oltre 20 anni fa "si evidenziava l'impatto negativo del crimine organizzato sul contesto imprenditoriale meridionale" e "non mi sembra che molto sia cambiato da allora".
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La criminalità rappresenta un freno alla crescita economica e all'occupazione del Paese. Lo ha sottolineaato il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, nel corso del suo intervento al convegno sul contrasto all'economia criminale. "Il rispetto della legalità, in particolare, svolge un ruolo fondamentale: la criminalità organizzata, la corruzione e l'evasione fiscale non solo indeboliscono la coesione sociale, ma hanno anche effetti deleteri sull'allocazione delle risorse finanziarie e umane e sull'efficacia delle riforme in atto - ha dichiarato - Rendono impossibile la costituzione di un ambiente favorevole all'attività d'impresa, e quindi all'occupazione, e riducono le possibilità di crescita dell'economia". Visco ha sottolineato come sia "complessa", rispetto alla misurazione della diffusione della criminalità, la quantificazione del suo valore. "Dati i limiti di indicatori di tipo oggettivo, ci si affida spesso a indicatori qualitativi - ha spiegato - Le percezioni di imprese e individui riguardo alla sicurezza, alla diffusione della criminalità e alla qualità delle istituzioni nel territorio in cui operano sono infatti cruciali nel determinarne le scelte economiche". Già oltre 20 anni fa in Banca d'Italia, ha sottolineato Visco, "si evidenziava l'impatto negativo della criminalità sul contesto imprenditoriale meridionale" e "non mi sembra che molto sia cambiato da allora". "Pur nella difficoltà di pervenire a stime quantitative aggregate, oggi disponiamo di maggiori evidenze sulla dimensione di tale impatto - ha spiegato - Un lavoro recente ha stimato che l'insediamento della criminalità organizzata in Puglia e Basilicata nei primi anni Settanta ha generato nelle due regioni, nell'arco di un trentennio, una perdita di Pil di circa il 16%, rispetto a un scenario controfattuale appositamente costruito in modo da ricalcare le condizioni socio-economiche".
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