mercoledì 8 ottobre 2014
I leader europei hanno speso parole di apprezzamento per la riforma del lavoro. E sui conti pubblici la Germania si "ammorbidisce". (Francesco Riccardi)
Renzi è forte, l'azione non ancora di Mauro Magatti
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Al vertice europeo sull’occupazione, l’Italia incassa il plauso e la simpatia dei partner dell’Unione sulla riforma del lavoro. Mentre a Roma la bagarre dell’opposizione pentastellata ritardava il voto di fiducia, infatti, a Milano i capi di governo facevano i complimenti al premier per le riforme. Da Angela Merkel a Francoise Hollande, passando per Jose Manuel  Barroso, Herman Van Rompuy e Martin Schulz tutti hanno speso parole di apprezzamento. E, soprattutto, si sono trovati più vicini sull’esigenza di una lotta serrata alla disoccupazione, anche prevedendo maggiori investimenti dell’Unione e dei singoli Paesi. È questo il risultato più importante della “Conferenza di alto livello sull’occupazione in Europa”, che rischiava di finire in poco più di un “congresso di basso profilo”, con appena 15 Paesi partecipanti su 28 dell’Unione. Invece, nonostante non ci sia un documento finale, né progetti specifici approvati ma solo una rinnovata spinta al programma di Garanzia giovani, è sembrata emergere una maggiore consonanza tra i partner, fino a qualche giorno fa profondamente divisi su conti pubblici e crescita. Un importante segnale di apertura è venuto proprio da Angela Merkel che, a fronte delle difficoltà di molti Paesi a rispettare i parametri del Patto di stabilità – e nel frattempo cercare di finanziare la ripresa economica e la lotta alla disoccupazione – si è detta disponibile ad affrontare il tema del cofinanziamento nazionale delle iniziative sostenute da fondi europei. Il tema è stato ripreso e sottolineato dal premier Matteo Renzi che ha fatto riferimento proprio al “problema dei cofinanziamenti nazionali ai fondi europei, ai quali dobbiamo rinunciare o che ci fanno uscire dal limite del 3% del patto di stabilità”. In realtà, il riferimento preciso della Merkel riguardava il tema dei fondi per la Garanzia giovani – 6 miliardi di euro in totale – e la necessità di pre-finanziamenti per evitare che i tempi lunghi burocratici ritardino troppo l’avvio dei progetti. Ma il clima estremamente cordiale, quasi complice tra il cancelliere, il premier italiano e il presidente francese lasciano intravvedere almeno un parziale ammorbidimento della linea di estremo rigore tenuta finora dalla Germania, che pure ha ribadito ai partner che occorre “responsabilità” e che “i patti vanno rispettati”. Francia e Italia, infatti, restano osservati speciali a Bruxelles e le loro leggi di bilancio a rischio bocciatura da parte della Commissione. Renzi ha ribadito che l'Italia rispetterà gli impegni inserendo un limite del 2,9% nel rapporto deficit/Pil nella legge di stabilità. Ma il nodo è anche il rinvio del pareggio strutturale al 2017. Basteranno le riforme, il limite al 2,9% e la simpatia di Renzi a evitare la bocciatura?
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