lunedì 24 settembre 2018
Dopo una serie di indiscrezioni oggi è arrivata la conferma. E' l'ultimo di una lunga serie di marchi del lusso italiano a finire in mani straniere
Donatella e Santo Versace (foto Ansa)

Donatella e Santo Versace (foto Ansa)

COMMENTA E CONDIVIDI

Accordo fatto tra Michael Kors e Versace. Dopo una serie di indiscrezioni ieri è arrivata la conferma. Il gruppo americano è pronto a valorizzare il marchio della Medusa con un investimento di due miliardi di dollari. Santo Versace è il presidente della casa di moda fondata dal fratello Gianni, scomparso tragicamente nel 1997: è titolare del 30% di Givi, la holding di famiglia che controlla circa l'80% della Gianni Versace spa mentre il restante 20% è del fondo Blackstone (dal 2014) che lascerà posto agli americani. Nella holding con Santo è presente anche la sorella Donatella (che della Maison è vice presidente e direttore creativo) che ha il 20%, mentre Allegra Versace Beck, la figlia di Donatella, ha il 50%.

John D. Idol, amministratore delegato di Kors nei mesi scorsi non aveva fatto mistero del suo desiderio di accrescere il portfolio dell'azienda, e ha dichiarato di essere alla ricerca di ulteriori acquisizioni. L'azienda è una società di lusso globale. La sua ultima acquisizione è stata l'affare da 1,2 miliardi di dollari per il marchio Jimmy Choo nel 2017. L'aggiunta di Versace ai brand di Kors va nella direzione di intensificare l'attenzione al lusso di fascia alta. All'epoca dell'accordo per Choo, Idol aveva dichiarato: «Stiamo creando un gruppo globale di moda di lusso. Il nostro obiettivo è il mondo dei beni di lusso e dei leader del settore». Intanto il titolo Michael Kors ieri ha perso il 7,4% in Borsa a New York.

Sono il simbolo del Made in Italy, ma sempre più spesso i marchi della moda finiscono in mani straniere. Versace è solo l’ultimo della lista. Già di altri si vocifera un imminente cessione per Ferragamo, la cui vendita è stata smentita dalla famiglia proprietaria, ma che da settimane è al centro di rumor secondo cui sarebbe nel mirino di Lvmh, il colosso francese del lusso di Bernard Arnault. Il passaggio di proprietà però, va detto, spesso si è tradotto in investimenti e ulteriore crescita, non in perdita di lavoro in Italia. Un esempio è quanto accaduto a Loro Piana, storico marchio piemontese delle lane di pregio, entrato nel 2013 nell'orbita di Lvmh, con polemiche sulla perdita di italianità. Il presidente di Confindustria Moda, Claudio Marenzi, spiegò in passato che forse dietro alla mancanza di grandi poli aggregatori italiani del lusso ci potrebbe essere un maggiore legame degli italiani con il prodotto, ma aggiunse «non c'è stata nemmeno la finanza ad aiutarci». Quali che siano le cause l'elenco delle Maison italiane in mano straniera è lungo. Sono nell'orbita Lvmh Pucci, Fendi, Bulgari e le essenze di Acqua di Parma. L'altro padrone del lusso mondiale, la Kering di François-Henri Pinault, ha in scuderia un campione di peso come Gucci, ma pure Bottega Veneta, Brioni e Pomellato. Da tempo Valentino è saldamente nelle mani del fondo del Qatar Mayhoola, e le voci su una sua possibile quotazione si rincorrono da anni. Il marchio Krizia è stato comperato quattro anni fa dai cinesidi Marisfrolg. E la lista continua ad allungarsi. Solo a febbraio la lingerie di lusso de La Perla è passata nelle mani degli olandesi di Sapinda. Anche la moda 4.0 è emigrata, da quando Federico Marchetti ha venduto la sua piattaforma di vendite on line Yoox-net-à-porter agli svizzeri di Richemont. In mani italiane restano marchi come Tod's, Moncler e soprattutto Armani e Prada.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: