venerdì 5 marzo 2021
La pandemia ha cambiato le abitudini di spesa degli italiani: tiene l'alimentare nonostante la ristorazione, e la tecnologia, crollano abbigliamento e pelletteria.
Consumi ridotti dalla pandemia: a gennaio vendite al dettaglio in calo

Consumi ridotti dalla pandemia: a gennaio vendite al dettaglio in calo - Ansa

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Il 2021 si apre all’insegna di una nuova contrazione dei consumi 8che nel 2020 hanno fatto a livrello complessivo un balzo indietro di 20 anni): gli italiani spendono meno e spendono soprattutto in modo diverso. Non sono bastati i saldi per rianimare la domanda in Italia a gennaio che resta asfittica. L'Istat stima infatti un calo del 3% delle vendite al dettaglio (3,9% in volume), che sale al 6,8% rispetto allo stesso mese del 2020. Il quadro descritto non è certo una sorpresa, così come si confermano alcune tendenze già evidenti nei mesi scorsi. La prima riguarda il nuovo boom dei discount alimentari (+14,1%). Un fenomeno, quello del cibo low cost, legato a livelli povertà assoluta delle famiglie mai visti negli ultimi 15 anni. L'aumento lieve delle vendite dei beni alimentari, sia su base mensile (+0,1%) sia su base annua (+4,5%), riguarda grande distribuzione (+6%) e piccole botteghe (+3,2%) ed è contenuto dal crollo dei consumi in bar, ristoranti e mense, perché smart working e paura dei contagi spingono a mangiare incasa. Se gli alimentari crescono, è forte la contrazione per le altre categorie di prodotti (-5,8%). I dati peggiori sono relativi a calzature e pelletteria (-36,4%) e ad abbigliamento e pellicceria (-33,0%).Fanno eccezione elettrodomestici, radio, tv e registratori(+11,7%), telefonia e dotazioni per l'informatica, (+9,9%). L'emergenza sanitaria ha cambiato abitudini e propensione al consumo, e non a caso prosegue la forte crescita del commercioelettronico: quello delle vendite online è infatti l'unicosettore che vola (+38,4%), mentre si registra una diminuzione ampia delle vendite al di fuori dei negozi (-18,7%), di quelle delle imprese operanti su piccole superfici (-14,3%), e calano lievemente anche le vendite della grande distribuzione (-1,5%).

I dati "sono peggiori delle attese", secondo Confcommercio che chiede al Governo "un provvedimento di ristoro efficace e non discriminatorio, neppure sulla base di troppo elevate soglie di perdita di fatturato per avere accesso ai benefici". Da Confesercenti arriva invece l'appello a "dare priorità alle imprese di vicinato stremate". È "necessario ridare vitalità alla domanda interna", sottolinea Carlo Alberto Buttarelli di Federdistribuzione, temendo dalle nuove chiusure fino a dopo Pasqua "un effetto domino anche sulle superfici alimentari collocate nelle grandi aree commerciali". "Il ricorso massiccio ai discount attesta il generale impoverimento delle famiglie" lamentano infine le associazioni dei consumatori.

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