martedì 20 gennaio 2015

Abolito il voto  capitario per gli istituti che hanno oltre 8 miliardi di euro di attivi. Dieci le banche coinvolte che dovranno trasformarsi in Spa. Perplessità nel mondo delle popolari e fra i politici. Più facile cambiare conto corrente

COMMENTA E CONDIVIDI

Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto di riforma delle Banche popolari, limitandola però ai soli istituti che hanno oltre 8 miliardi di euro di attivi, in questo momento cioè 10 grandi banche quasi tutte quotate.

Per queste Popolari viene abolito il voto capitario (secondo il principio "una testa, un voto", al di là delle quantità di azioni possedute) e il limite di capitale dell'1% per il possesso delle azioni. Gli istituti coinvolti avranno ora 18 mesi di tempo per cambiare i loro statuti e adeguarsi alle nuove norme trasformandosi in normali società per azioni. La riforma aprirà ora un complesso risiko bancario, con acquisizioni e fusioni, già preannunciato dal forte rialzo dei titoli delle Popolari in Borsa. L'obiettivo del governo, ribadito dal premier Matteo Renzi, è quello di rafforzare il sistema creditizio "diminuendo i banchieri e aumentando il credito alle imprese". Giudizio non sempre condiviso all'interno del mondo delle Popolari e in un'ampia fetta della rappresentanza politica. Il rischio infatti è quello di snaturare questa particolare porzione del sistema creditizio, ad azionariato diffuso, fortemente radicato sul territorio, portatore di valori cooperativi e con una particolare vicinanza ai propri clienti.

Secondo i dati sugli attivi, le banche coinvolte dal decreto del governo sono: Banco Popolare; Ubi banca; Bper; Banca popolare di Milano; Popolare di Vicenza; Popolare del Veneto; Popolare di Sondrio; Credito Valtellinese; Popolare dell'Etruria; Popolare di Bari.

Con la trasformazione in Spa - ha aggiunto il ministro dell'Economia Piercarlo Padoan - questi istituti saranno più forti e più efficienti. La scelta 'quantitativa' con l'applicazione del decreto a dieci grandi banche popolari concilia la necessità di dare una scossa forte preservando, però, in alcuni casi una forma di governance che ha servito bene il Paese". Per il ministro "andranno valutati in futuro altri suggerimenti di modifica della governance". Dunque, "gradualità ma indirizzo chiaro".

Non sono per nulla coinvolte dalla riforma, invece, le Banche di credito cooperativo.

Nella stessa riunione del Consiglio dei ministri è stata anche deliberata la semplificazione della portabilità del conto corrente bancario. "La portabilità dei conti correnti è un vantaggio per i consumatori - ha spiegato lo stesso ministro Padoan -. Il costo di chiusura del conto diventa a carico della banca e il trasferimento dei fondi deve avvenire in massimo 12 giorni".

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: