venerdì 13 agosto 2010
Negli Stati Uniti la difficoltà del mattone è l'anello più debole di una ripresa economica che stenta a ingranare la marcia.
COMMENTA E CONDIVIDI
Tre anni dall’implosione dei mutui “subprime”, quasi tre trimestri dall’inizio del 2010, cui molti economisti guardavano come all’anno della rinascita. Stando alle previsioni, il mercato immobiliare americano avrebbe già dovuto dare segni di una nuova vitalità. Ci si aspettava che un Pil in crescita e un ammorbidimento della disoccupazione, sommate a prezzi delle case crollati di oltre un terzo e tassi sui mutui ai minimi storici, avrebbero acceso la miccia delle vendite di villette e appartamenti – l’anello più debole di una ripresa che stenta a ingranare la marcia. Non è stato così.Tutti i rapporti governativi e privati mostrano valori immobiliari ancora in discesa, domanda di case debole e pignoramenti in aumento. Si calcola che i proprietari di casa «sott’acqua», vale a dire il cui debito con le banche è superiore al valore del proprio immobile, abbia superato gli 11 milioni, il 20% del totale. È la categoria più a rischio, a un passo dal non poter pagare più la rata mensile del mutuo. Lo hanno già fatto in tanti: a luglio il numero dei pignoramenti è aumentato del 4% e sono 17 mesi che il dato non fa che salire.Siamo alle soglie di una nuova crisi? La maggior parte degli analisti insiste che il peggio è scongiurato e non prevede una “double-dip”, una ricaduta nella catena di prezzi in picchiata e compratori in ritirata del 2008. Quello che si prospetta, però, è un mercato «al rallentatore», come lo chiamano alla Morgan Stanley, che continuerà «a inibire la crescita economica e a trascinare al ribasso i consumi». «È un peso enorme sul resto dell’economia – conferma Mark Zandi, capo economista di Moody’s Economy – nulla funziona bene quando i prezzi delle case continuano a scendere».Per quanto? Difficile dirlo. Ma tutti sono d’accordo che non ci sarà ripresa finché non si fermerà la valanga di pignoramenti che riversano sul mercato ogni mese più di 300mila case a prezzi di realizzo. E le foreclosures continueranno, si prevede, per almeno altri dodici mesi. Basti pensare che un titolare di mutuo su sette negli Usa è indietro nei pagamenti o ha già ricevuto un avviso di pignoramento. Un livello mai raggiunto nella storia americana.Ma chi pensa che quest’ondata di immobili scontati faccia da esca ai compratori purtroppo si sbaglia. La disoccupazione o sotto-occupazione impedisce a molti aspiranti proprietari di casa di fare un’offerta. Inoltre molti potenziali acquirenti restano nelle retrovie, aspettando il momento in cui, finalmente, il mercato toccherà il fondo. Un atteggiamento fondamentalmente pessimista che, secondo gli analisti, non fa che spingere il fondo sempre piu’ in basso. «Non vedremo i primi leggeri aumenti nei prezzi delle case prima del 2013 – è convinto Rick Sharga, vicepresidente di Realty Trac, un gruppo che segue l’andamento del mercato immobiliare –. I prossimi tre anni saranno lenti e faticosi». L’unica speranza di accelerare il passo del mercato è legata a un ulteriore intervento statale, come il credito di 8mila dollari per chi comprava casa per la prima volta nel 2009, scaduto il 30 aprile scorso. Ma anche quella misura si è rivelata solo una spintarella: non appena il governo ha tolto la mano il mercato si è fermato di nuovo.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: