martedì 11 febbraio 2014
Per il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, «è in atto una rivoluzione generazionale che punta su quegli asset di distintività nazionale che garantiscono un valore aggiunto nella competizione globale come il territorio, il turismo, la cultura, l'arte, il cibo e la cucina».
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In Italia, vedono una prospettiva di lavoro futuro nell'agricoltura e nel cibo quasi uno studente su quattro con ben il 23% degli iscritti al primo anno delle scuole secondarie superiori tecniche e professionali che ha scelto per il 2013/2014 un indirizzo legato all'agricoltura e all'enogastronomia. È quanto afferma il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo. Nell'anno scolastico 2013/2014, si sono iscritti al primo anno degli istituti tecnici e professionali della scuola secondaria di secondo grado, statali e paritarie 262.716 giovani, e tra questi ben il 23% ha optato per l'agricoltura, l'enogastronomia e l'ospitalità alberghiera, che complessivamente hanno registrato 60.017 nuovi iscritti. Una tendenza che si sta accentuando negli ultimi anni nelle scuole superiori, che è confermata anche dai livelli superiori di istruzione, secondo un'analisi della Coldiretti sulla base di una ricerca Datagiovani relativa agli effetti della recessione sugli atenei italiani nel periodo dal 2008 ad oggi. Le iscrizioni alle Facoltà di scienze agrarie, forestali e alimentari hanno fatto registrare la crescita più alta nel periodo considerato con un aumento del 45%. Numeri che testimoniano una vera rivoluzione culturale, confermata anche dai risultati di un sondaggio Coldiretti/Ixè, secondo il quale il 54% dei giovani oggi preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che lavorare in una multinazionale (21%) o fare l'impiegato in banca (13%). E anche che il 50% degli italiani ritiene che cuoco e agricoltore siano le professioni con la maggiore possibilità di lavoro, mentre solo l'11% ritiene che l'operaio possa avere sbocchi occupazionali. D'altra parte, secondo l'indagine, il 79% degli italiani sostiene che in futuro in Italia ci sarà un numero minore di fabbriche. Per questo - continua la Coldiretti - l'88% degli italiani afferma che il sistema di formazione nazionale andrebbe riqualificato anche con un corso specializzato all'Università sulla valorizzazione del made in Italy. "I giovani hanno visto prima e meglio di altri dove ci sono reali prospettive e di fiducia per far tornare a crescere l'Italia", ha affermato il presidente Moncalvo nel sottolineare che "è in atto una rivoluzione generazionale che punta su quegli asset di distintività nazionale che garantiscono un valore aggiunto nella competizione globale come il territorio, il turismo, la cultura, l'arte, il cibo e la cucina".
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