mercoledì 11 maggio 2016
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Quest’anno ricorre il venticinquesimo anniversario dell’enciclica 'Centesimus Annus' con la quale san Giovanni Paolo II aprì un nuovo campo di riflessione sull’economia di mercato, affinché fosse resa al servizio di uno sviluppo pienamente umano. Il presidente della Fondazione Centesimus Annus - Pro Pontifice, Domingo Sugranyes Bickel, riflette su tali questioni alla vigilia del congresso internazionale: «Iniziativa imprenditoriale nella lotta contro la povertà. L’emergenza profughi, la nostra sfida» che si svolgerà da domani 12 al 14 maggio all’aula nuova del Sinodo in Vaticano. Presidente Bickel, anzitutto perché è stato scelto questo tema? Le ragioni sono due: la prima è che come responsabili e professionisti del mondo economico siamo convinti che la via per uscire dalle situazioni di povertà stia nella diffusione dello spirito di 'intrapresa' e non nell’attesa passiva di soluzioni che piovono dall’alto. La seconda si riferisce al movimento dell’imprenditorialità sociale, agli investimenti che rendono compatibili la ricerca del rendimento con gli scopi sociali e la cooperazione tra profit e non profit, tutti ambiti che in molti Paesi stanno aprendo nuove possibilità di sviluppo. Qual è l’obiettivo della Fondazione? Il principale obiettivo è quello di promuovere la conoscenza dell’insegnamento sociale della Chiesa. Non semplicemente come pensiero teorico, ma come fonte di creatività per idee pratiche e realizzazioni concrete. Guidati dalla forte leadership morale e spirituale di papa Francesco, pensiamo che ci voglia un impegno molto più deciso dei cristiani di tutto il mondo per far diventare queste idee dei fatti. Questo è quello che vogliamo fare, anche se sappiamo di essere solo una goccia d’acqua in un mare di necessità. Come sarà organizzata la conferenza? Illustreremo la preoccupante realtà della povertà, ma al tempo stesso presenteremo alcune delle migliori best practice esistenti, ispirate all’idea d’imprenditorialità per un’economia dell’inclusione. Promuoveremo il dialogo tra scienziati e persone impegnate nella vita professionale. Dal confronto crediamo possano nascere idee innovative. Fra i testimoni, per esempio, ci saranno, un banchiere internazionale che lavora per la finanza inclusiva, il presidente – di confessione protestante – di un’impresa leader mondiale nelle assicurazioni, il quale parlerà di come prendere decisioni ispirandosi al pensiero cristiano, un creatore d’impresa spagnolo che ha sviluppato un grande gruppo cooperativo nel settore turistico impiegando solo persone uscite dalle carceri. Che significa per un uomo d’impresa agire per combattere la povertà? Sarebbe importante sostituire la 'sicurezza del lavoro' alla 'sicurezza dell’impiego'; ciò significa realizzare innovazioni, avviare iniziative imprenditoriali, organizzare percorsi di formazione flessibili ed avere istituzioni orientate ad un mondo del lavoro e del consumo che cambiano rapidamente. In questo contesto, il primo dovere morale per un uomo d’impresa è prendere decisioni giuste che permettano la sopravvivenza e la crescita dell’azienda, tenendo conto di una realtà sociale più ampia. © RIPRODUZIONE RISERVATA Domingo Sugranyes Bickel
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