mercoledì 3 gennaio 2018
I bisogni della popolazione sono sempre più articolati e diffusi. Necessario un patto di collaborazione tra pubblico e privato per l'assistenza ai non autosufficienti
A ciascuno il suo welfare
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L’Italia è un Paese sempre più anziano - con una vita media che entro il 2065 sarà di 86,1 anni per gli uomini e 90,2 anni per le donne - e già oggi il 60% della popolazione over 75 ha due o più malattie croniche: la spesa per la salute è quindi destinata a crescere. Il cambiamento in atto nei modelli di welfare e la loro sostenibilità futura in funzione di una domanda di protezione sociale che sta divenendo sempre più diversificata e personalizzata. La necessità di superare un sistema di welfare ‘a prestazioni standard’, non più adeguato ai bisogni della popolazione sempre più articolati e diffusi, anche attraverso un patto di collaborazione tra pubblico e privato.

Il Gruppo Unipol ha elaborato una proposta, articolata su tre aree: le sfide alla sostenibilità del
welfare, la domanda di protezione sociale e le linee di collaborazione tra pubblico e privato:
a) Le sfide alla sostenibilità del Welfare
L’evoluzione sociale e demografica del Paese rende necessario accelerare un ruolo attivo del privato
in campo socio-sanitario, in particolare nei settori non coperti da intervento pubblico: ad esempio,
odontoiatria e Long Term Care (Ltc). L’expertise di Unipol nel settore Ltc permette di affiancare il
SSN nella complessiva riorganizzazione del sistema di assistenza ai non autosufficienti, rendendo più
efficace la loro rete di protezione sociale. Dati di scenario: a fronte di una spesa per LTC pari a 15.067 milioni di euro nel 2016, soltanto 370mila over 65, a fronte di circa tre milioni che ne avrebbero bisogno, godono dell’assistenza domiciliare: in Italia il 2,7% degli anziani, contro il 20% dei Paesi del Nord Europa. Il 16% degli italiani è coperto da forme sanitarie integrative, che però intermediano soltanto il 10% della spesa sanitaria privata complessiva.

b) La domanda di protezione sociale

L’attuale domanda di protezione sociale, divenuta sempre più diversificata e personalizzata, deve portare allo sviluppo di misure atte ad incrementare ulteriormente la diffusione del welfare aziendale, focalizzando l’offerta sul sostegno alle fragilità e alla riduzione del rischio di impoverimento della classe media.
Il Welfare Aziendale è una risposta molto efficace per rendere maggiormente sostenibile la crescente domanda di assistenza per la non autosufficienza e per i nuovi bisogni, una volta intercettate le esigenze individuali dei cittadini, passando da prodotti preconfezionati ad un’offerta a ventaglio altamente personalizzabile. Unipol intende favorire la diffusione dell’offerta di un pacchetto welfare integrato, con cui offrire previdenza ed allo stesso tempo assistenza agli aderenti, con particolare riferimento ai familiari a carico e figli minorenni. Dati di scenario: il 40% delle famiglie italiane è interessata al rimborso delle spese mediche, il 7% al sostegno per la Ltc, il 20% al supporto agli oneri scolastici dei figli, il 12% alle misure per il sostegno alla gestione dei figli.

c) Le linee di collaborazione tra pubblico e privato
L’offerta pubblica di assistenza socio-sanitaria non è ad oggi sufficiente a soddisfare una domanda in crescita e di difficile accessibilità per il cittadino. Unipol si propone come partner credibile per lo Stato, sia come assicuratore sia come piattaforma di servizi e, grazie alle competenze di UniSalute, può svolgere il ruolo di “coordinatore di assistenza socio-sanitaria”, ovvero piattaforma operativa di interfaccia verso il cittadino e di coordinamento delle strutture assistenziali, in particolare per esempio nell’ambito della gestione dei malati cronici.

Giorgio Alleva, presidente dell’Istat, ha illustrato le attuali tendenze demografiche della popolazione italiana, soffermandosi sulla domanda di welfare nel nostro Paese, in particolare in ambito sanitario, e analizzandola attraverso nove gruppi sociali caratterizzati da diversi livelli di reddito, composizioni familiari, stili di vita. In base ai dati presentati dall’Istat, crescono le disuguaglianze in termini di fruizione della sanità e dei servizi assistenziali, sia all’interno dei diversi gruppi sociali, sia a livello territoriale. Per esempio, la propensione a fare controlli medici è maggiore per le donne e per i residenti nel Centro-Nord e, dall’altro lato, si allarga la forbice sociale tra chi rinuncia, per motivi economici, a sottoporsi a cure mediche o esami (uno su cinque all’interno delle famiglie a basso reddito).

Dal lato dell’offerta, solo il 9% dei Comuni italiani, tutti nel Nord Italia, sono virtuosi in termini di
servizi sociali offerti, mentre nel privato cresce il ricorso al welfare aziendale, adottato da quasi il 60%
delle grandi imprese manifatturiere. Sebbene due italiani su tre (il 67,7%) si dichiarino “in buona salute”, dato che sale al 75,6% per le famiglie della classe dirigente, l’invecchiamento progressivo della popolazione - per la prima volta gli over 65 hanno superato il 22% - pone nuove e complesse sfide per ridurre le disuguaglianze attraverso l’offerta di politiche mirate non solo ad aiuti economici, ma anche all’erogazione di maggiori servizi.

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