venerdì 23 ottobre 2020
Sangalli: «Spendere bene il Next Generation Eu per assicurare l’avvenire delle prossime generazioni e del nostro Paese»
Il presidente di Unioncamere Carlo Sangalli

Il presidente di Unioncamere Carlo Sangalli - Archivio

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Sono più di mezzo milione le imprese di giovani con meno di 35 anni oggi presenti in Italia. Un numero importante, pari all’8,7% di tutto il sistema produttivo nazionale anche se in calo di 80mila unità rispetto a cinque anni fa. Secondo le Camere di commercio italiane, questi dati dimostrano quanto sia fondamentale mettere in campo azioni forti e decise sostenute dalle risorse del Next Generation Eu, capaci di invertire la rotta e restituire fiducia alle nuove generazioni.

«Nessun Paese che non ha puntato sui giovani ha avuto un futuro - ha spiegato il presidente di Unioncamere Carlo Sangalli -. Da come saremo in grado di spendere le risorse del Next Generation Eu dipenderà l’avvenire delle prossime generazioni e del nostro Paese. Negli ultimi dieci anni circa 250mila giovani, tra i 15 e i 34 anni, hanno deciso di lasciare l’Italia. Una ferita non solo demografica e sociale, ma anche economica. In dieci anni, disoccupazione e calo delle nascite hanno ridotto di due punti percentuali il contributo dei giovani al Pil italiano. Una tendenza che dobbiamo arrestare, puntando su natalità, formazione e possibilità lavorative dei giovani».

I giovani, che sempre più nell’aprire una impresa cercando una certa solidità strutturale (le società di capitale fondate da under 35 sono in crescita negli ultimi cinque anni, mentre si riducono le imprese individuali), sono tornati a sentire il richiamo del mondo dell’agricoltura, rappresentano una quota significativa anche nel mondo dell’ospitalità e guardano con interesse crescente ai settori più innovativi.

Una proiezione all’innovazione che si coglie anche guardando la partecipazione dei giovani al mondo dell’impresa dal punto di vista delle start up innovative, in cui quasi una impresa su 5 (il 18%, per poco meno di 2.100 unità su un totale di oltre 11mila unità) è a prevalenza giovanile. O dell’economia “verde”, che vede tanti giovani imprenditori investire in tecnologie, prodotti e servizi a minor impatto ambientale (tra le imprese giovanili manifatturiere, il 47% ha investito nella greeneconomy nel passato triennio, contro il 23% delle altre imprese).

La fotografia scattata da Unioncamere a fine settembre mostra che, nel mettersi in proprio, 6 giovani su 10 hanno puntato su settori tradizionali, come il Commercio, dove si

contano 140mila imprese di under 35 (26,5% del totale), le Costruzioni (63mila, pari al 12%), il Turismo (quasi 58mila, circa l’11%) e l’Agricoltura (55mila, 10,4%).

Nella Manifattura operano 29mila imprese giovanili (il 5,5% del totale), mentre negli Altri Servizi si contano oltre 33mila imprese (6,3%).

Un altro 10% del mondo giovanile che fa impresa è anche attivo nei settori più innovativi e ad elevato utilizzo di tecnologie, a partire dai Servizi di informazione e comunicazione, dalle Attività professionali, scientifiche e tecniche e dal Noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese.

Il confronto con settembre 2015 mette però a fuoco il nuovo appeal tra i giovani imprenditori del mondo dell’Agricoltura. Rispetto a 5 anni fa, infatti, sono quasi 7mila in più le imprese giovanili, con un incremento di oltre il 14% nel periodo.

Nel settore turistico, gli under 35 alla guida di imprese puntano molto sulle attività di Alloggio (1.800 le imprese in più). E, nel mondo del Commercio, quello legato alla vendita all’ingrosso e al dettaglio e riparazione di autoveicolo sembra avere un ampio successo, visto che oggi possiamo contare quasi 1.500 imprese di under 35 aggiuntive rispetto a cinque anni fa.

Cresce poi la partecipazione dei giovani anche nei settori ad alto contenuto di competenze. E’ il caso delle 1.100 imprese giovanili in più che si occupano di Attività di direzione aziendale, delle oltre 700 aggiuntive della Pubblicità e ricerche di mercato, delle circa 170 in più del settore dell’Istruzione, delle 160 in più nell’ambito della produzione cinematografica e video e delle 100 aggiuntive che si occupano di Ricerca scientifica e sviluppo. In attivo anche il confronto nel quinquennio delle imprese che si occupano di Servizi alla persona (+700), di lotterie e scommesse (+200), di servizi finanziari (+200).

Alla perdita di 80mila imprese giovanili hanno contribuito soprattutto alcuni dei settori più tradizionali, a partire dal Commercio, che conta 35mila imprese di under 35 in meno, e dalle Costruzioni (-29mila). Il settore della ristorazione perde quasi 5mila imprese di under 35, la Manifattura invece 7mila.

Nel mondo dei servizi, a mancare all’appello sono soprattutto le Attività ausiliarie dei servizi finanziari (quasi 2mila in meno), le imprese giovanili che si occupano di Tlc, di Trasporto terrestre mediante condotte e di Attività sportive e di intrattenimento, tutte con riduzioni intorno alle mille unità.

A determinare questa riduzione è stato anche il progressivo calo delle iscrizioni di nuove imprese guidate da giovani, passate dalle 119mila registrate tra gennaio e settembre 2015, alle 65.300 dello stesso periodo di quest’anno.

Tra le regioni, solo il Trentino Alto Adige registra in questi cinque anni un incremento delle imprese guidate da under 35: le sue 9.300 imprese sono il 2,4% in più del settembre 2015.

Marche (-20,6%), Toscana (-19,8%) e Abruzzo (-18,4%) sono le regioni che in termini relativi hanno visto le riduzioni più cospicue del numero dei giovani imprenditori. Campania (-7,9%), Basilicata (-8%), e Sardegna (-11,3%) quelle che registrano una contrazione minore.

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