mercoledì 19 settembre 2018
Il recente Piano per la banda ultralarga, con i 3,3 miliardi di euro che verranno investiti in tutto il Paese da oggi al 2020, dovrà permettere di cablare i territori montani
Aree interne, la sfida digitale
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«Banda ultralarga e Agenda digitale possono diventare opportunità per le aree montane e interne del Paese. Le sfide del divario digitale tra aree rurali e urbane, e dell’innovazione, sono decisive per tutti i territori montani, appenninici e alpini. Sono sfide da vincere. Non dobbiamo perdere altro tempo». Lo afferma Marco Bussone, presidente dell’Uncem, l’Unione dei Comuni, delle Comunità e degli enti montani (quasi 4mila soggetti istituzionali rappresentativi di 18 milioni di cittadini, per un Pil del 15%), che sostiene da tempo la necessità di investimenti per superare le difficoltà nell’accesso ai servizi televisivi, alla telefonia mobile e alla trasmissione di dati in alta velocità.

Serve in primo luogo una nuova attenzione da parte degli operatori privati, spinti da precisi e chiari provvedimenti istituzionali nazionali. Il recente Piano per la banda ultralarga, con i 3,3 miliardi di euro che verranno investiti in tutto il Paese da oggi al 2020, dovrà permettere di cablare i territori montani raggiungendo tutte le case, secondo gli standard europei e quanto definito con Bruxelles dal governo italiano, attraverso Agid, Infratel, Ministero dello Sviluppo economico.

«In molti Comuni - spiega Bussone - sono già partite progettazioni e appalti, in alcuni la cablatura, con i tecnici di Open Fiber al lavoro. Il ritardo registrato negli ultimi mesi non deve minare la fiducia dei rappresentanti istituzionali: troppo spesso in passato, interventi per il superamento del divario infrastrutturale si erano rivelati senza successo. Molti i soldi spesi, senza effettivi e diffusi benefici. Così non può essere oggi. Le associazioni degli enti locali ci hanno messo la faccia, presentando quanto lo Stato sta facendo con i soldi pubblici».

Nuove reti infrastrutturali dovranno veicolare nuovi servizi della Pa ai cittadini, connettere Comuni ed enti locali, agevolare notevolmente le imprese e anche favorire telelavoro e telemedicina. Nuove opportunità da costruire con gli operatori. Si tratta solo apparentemente di piccole necessità, agli occhi di imprese delle telecomunicazioni che cercano solitamente business e grandi numeri. Le istanze dei territori, un piano completo e condiviso con gli enti locali, sono la chiave per un futuro sostenibile nel quale si “riducono distanze” e si accrescono capacità in tutti i territori. Servono una visione, un approccio culturale da analizzare e promuovere.

La posa della banda ultralarga negli oltre 7mila Comuni italiani compresi nelle "aree bianche" garantirà una fortissima riduzione del divario digitale che affligge in particolare, da troppi anni, Alpi e Appennini, complicando finora sviluppo sociale ed economico. Ma bisogna fare in fretta, coinvolgendo gli enti locali. Uncem apprezza l'impegno del governo, confermato dal ministro dello Sviluppo economico in sede di Cobul (Comitato interministeriale per la banda ultralarga), nell'accelerazione dei lavori da parte del concessionario Open Fiber secondo le indicazioni date nei bandi predisposti da Infratel. Positivo anche l'impegno di risorse per potenziare la rendicontazione dei fondi europei investiti sulla banda ultra larga da parte delle Regioni (Fesr, Fsr e Psr).

«Possiamo aggiungere che Uncem, come Anci - conclude Bussone - da almeno due anni è a disposizione per iniziative di formazione e aggiornamento dei Sindaci e delle Amministrazioni comunali, finora troppo poco informati di quanto sta succedendo, cioé dei lavori che purtroppo hanno già subito un rallentamento. I cantieri dovranno portare fibra ottica e sistemi senza fili, per internet ad altissima velocità fra i 30 e i 100 mbs, nelle case di tutti i Comuni compresi nelle aree bianche, cioè quelli dove gli operatori non investono loro risorse sulle reti e vi è dunque l'intervento statale, con fondi europei e delle Regioni. Infratel e Open Fiber devono rispettare i tempi. Il ritardo ci preoccupa molto».

Uncem chiede un'azione forte anche sul fronte tv e sul nuovo standard che cambierà il digitale terrestre a partire dal 2019, per effetto delle frequenze televisive destinate al 5G della telefonia mobile. «Troppi italiani che risiedono nelle valli alpine e appenniniche - evidenzia il presidente dell'Uncem - hanno difficoltà a vedere i canali Rai: circa cinque milioni. Per questo, ribadiamo la richiesta: 50milioni di euro l'anno, presi dal gettito aggiuntivo del canone per il possesso di un televisore, inserito in bolletta, da destinare agli Enti locali per interventi di potenziamento dei ripetitori nelle valli. Siamo pronti a fare un lavoro di mappatura con il Mise, AgCom e CoreCom. Portare la banda ultralarga alle torri esistenti sarebbe già un primo passo, anche per tv e telefonia. Serve però una strategia, che siamo pronti a costruire con il Ministero».


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