giovedì 13 ottobre 2011
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Sono sempre più frequenti in Italia le sollecitazioni all’integrazione dei servizi di collocamento e della gestione del sostegno al reddito. Questa modalità di organizzazione non è affatto una singolarità in Europa. In molti Paesi tali servizi sono congiunti. Vale allora la pena per l’Italia una seria riflessione sulla scorta delle esperienze internazionali e della lezione che offre la comparazione.Uno dei Paesi che più recentemente ha compiuto tale scelta è la Francia. Esiste dal 2009 un ente unico (Pôle–Emploi) competente per l’erogazione delle indennità di disoccupazione e per i servizi di collocamento. Esso è il risultato della fusione tra l’Anpe, il servizio pubblico per l’impiego francese, e l’Assedic, l’associazione, costituita dalle parti sociali, che gestiva per lo Stato le indennità di disoccupazione. L’ente unico è stato creato con l’obiettivo di facilitare il supporto ai lavoratori disoccupati, unendo e integrando i servizi e rispondendo nello stesso momento alla richiesta di sostegno al reddito e di supporto al reinserimento nel mercato del lavoro. Passati quasi tre anni dalla sua istituzione, ci si interroga sui risultati di tale fusione. Le voci sono contrastanti. I critici rilevano l’eccessiva velocità della fusione e la mancanza di una adeguata formazione del personale, che avrebbe messo in forte difficoltà i dipendenti dei due enti. La fusione prevedeva la creazione di una unica figura professionale che combinava le conoscenze e le funzioni proprie dei dipendenti dei due enti. Si chiedeva loro di essere specialisti nel supporto al reinserimento al lavoro, così come dell’erogazione delle prestazioni. In realtà, la crisi economica ha complicato l’integrazione delle due mansioni. Gli utenti erano prevalentemente alla ricerca di sostegno al reddito, mentre negli uffici prevalevano gli ex dipendenti dei servizi per l’impiego, specializzati nel reinserimento e non nelle questioni legate alle prestazioni.Un altro profilo di criticità nella creazione della figura professionale unica era legato alla disomogeneità dei contesti di provenienza. L’Anpe era un ente pubblico, mentre l’Assedic era una associazione privata gestita dalla parti sociali, nell’ambito della quale peraltro i dipendenti avevano stipendi mediamente più altri di quelli pubblici.Di fronte alle difficoltà della creazione della figura professionale unica e della urgenza della crisi economica, fu deciso di abbandonare l’unificazione delle due mansioni.Nonostante le difficoltà che si sono sommate nella integrazione degli enti preesistenti, ci sono margini di crescita e miglioramento, nonché diversi vantaggi.I vertici del nuovo ente evidenziano la necessità di migliorare la personalizzazione del servizio, che verrà attuata attraverso la formazione degli operatori. Occorre puntare sul reinserimento al lavoro dei disoccupati e quindi sul loro accompagnamento. Sicuramente si tratta di un impegno di risorse economiche, ma esso deve essere visto nell’ottica dell’investimento. Infatti, è noto come tale investimento sia ben ricompensato, perché la riduzione della durata della disoccupazione di un beneficiario di sostegno al reddito significa un importante risparmio in termini di benefici erogati. Inoltre, la creazione del servizio unico ha significato, in Francia, la possibilità per i disoccupati senza sostegno al reddito di accedere agli stessi servizi e misure di accompagnamento e di formazione, che in precedenza erano dirette prevalentemente ai disoccupati beneficiari di una prestazione sociale.Non da ultimo, si deve ricordare l’evidente vantaggio per i disoccupati di potersi rivolgere a un unico ufficio sia per la richiesta dell’indennità di disoccupazione sia per il loro collocamento.Anche chi critica i modi e i tempi della fusione nell’unico ente, riconosce che l’ufficio unico è un notevole progresso per il disoccupato e non si potrebbe su questo tornare indietro.Le criticità e i vantaggi evidenziati dalla esperienza d’oltralpe rappresentano indubbiamente indicazioni utili da tenere in grande considerazione nella valutazione di un possibile intervento sulla organizzazione dei servizi per l’impiego e della gestione delle prestazioni sociali.
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