martedì 16 novembre 2010
È un avvertimento senza precedenti. Il presidente dell'Unione europea Hermann Van Rompuy ha lanciato il suo monito ai leader: «La zona euro e l'Unione europea nel suo insieme non sopravviveranno se i problemi di budget di alcuni Paesi non saranno risolti».


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È un avvertimento senza precedenti. Il presidente dell'Unione europea Hermann Van Rompuy ha lanciato il suo monito ai leader: «La zona euro e l'Unione europea nel suo insieme non sopravviveranno se i problemi di budget di alcuni Paesi non saranno risolti».Il monito del presidente Ue arriva dopo giorni di tensioni che si sono accumulate sui rischi di debito dei paesi dell’area euro con i conti più fuori scala, in particolare l’Irlanda ma anche Portogallo e Grecia. Oggi la questione sarà il tema dominate del consueto vertice mensile dei ministri finanziari dell’Unione valutaria, l’Eurogruppo, che precede il Consiglio tra ministri finanziari di tutta l’Ue a 27, vale a dire l’Ecofin che si svolgerà mercoledì. Ma proprio dai ministri finanziari arrivano i primi segnali di conflitti esistenti all'interno dell'Eurogruppo. La Grecia non avrebbe infatti rispettato gli impegni presi per mettere ordine nelle sue finanze pubbliche. Per questo l'Austria potrebbe non versare il proprio contributo al piano di aiuto previsto per Atene ha detto il ministro austriaco delle Finanze, Josef Proell.  Il commissario Ue agli Affari economici e monetari Olli Rehn, arrivando alla riunione dell'Eurogruppo cerca però di smorzare i toni di un confronto che si presenta teso e rassicura: «La Commissione europea sta lavorando con la Bce e l'Fmi, insieme alle autorità di Dublino, per risolvere i seri problemi che colpiscono il sistema bancario irlandese».Intanto però proprio sul fronte della Commissione continuano le polemiche sul fallimento dei negoziati tra Parlamento e Consiglio europeo sul bilancio Ue per il 2011. «Chi crede di avere vinto contro Bruxelles si è in realtà sparato da solo sui piedi» ha dichiarato il presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso, facendo riferimento in modo indiretto in particolare a Gran Bretagna, Olanda e Svezia, i tre Paesi che hanno opposto muro contro muro all'ipotesi di accordo. «Sono estremamente deluso che i negoziati tra Consiglio e Parlamento europeo siano falliti, quando molti hanno lavorato duro per trovare un compromesso», ha sottolineato Barroso. Il presidente della Commissione si è detto «dispiaciuto che un piccolo numero di Stati membri non sia stato pronto a negoziare in uno spirito europeo». Barroso ha quindi sottolineato che gli Stati membri che non hanno reso possibile l'accordo «avrebbero dovuto sapere che questo non è un bilancio per Bruxelles» e che saranno invece «i beneficiari di tutti i programmi europei, cittadini, imprese, città, regioni e comunità rurali, che sentiranno l'impatto di questo fallimento». È passata senza che fosse possibile raggiungere un accordo tra Consiglio e Parlamento la scadenza di mezzanotte, ultimo termine per l'approvazione della Finanziaria 2011 della Ue. Le conseguenze sono potenzialmente gravi. Il commissario al Bilancio, Januz Lewandowski, ha ricordato che «a febbraio mancheranno sei miliardi di euro per la politica agricola». Non ci saranno, tra l'altro, fondi per il servizio diplomatico e le autorità di governance economica.A opporsi al raggiungimento di qualsiasi possibile accordo sui tre punti considerati fondamentali dal Parlamento europeo (meccanismo di flessibilità sui bilanci 2012 e 2013, risorse proprie, definizione del quadro pluriennale 2014) sono state le rappresentanze di Gran Bretagna e Olanda, con il sostegno della Svezia.Nella fase finale della ormai evidentemente inutile conciliazione, il capo della Commissione parlamentare Bilancio, il francese Alain Lamassoure, ha osservato che «per la dignità delle istituzioni è meglio constatare che non è possibile trovare un accordo, se continuassimo saremmo all'asilo nido».La presidenza belga, come ultima chance, ha cercato di indurre il Parlamento ad approvare comunque il bilancio 2011 sul quale c'era perfetto accordo sui tetti di spesa al +2,91% chiesti dal premier britannico David Cameron, rimandando ad una fase successiva la discussione politica sul ruolo del Parlamento. La delegazione parlamentare, guidata dal polacco Jerzi Buzek, ha constatato invece la mancata disponibilità del Consiglio.Ora sarà la Commissione Europea a dover formulare una nuova proposta di bilancio, ma la questione politica finirà sul tavolo del vertice dei leader europei in programma il 16-17 dicembre a Bruxelles. Per evitare l'esercizio provvisorio che di fatto bloccherebbe i fondi europei il Parlamento potrebbe convocare una sessione plenaria straordinaria pochi giorni prima di Natale.COMMISSIONE, MANCATO ACCORDO BILANCIO PESERÂ SU CRESCITAL'assenza di un accordo sul varo del bilancio Ue del 2011 inciderà negativamente sulla crescita perché verranno a mancare le risorse da destinare a iniziative di sostegno allo sviluppo ed all'occupazione.Questo in sintesi il messaggio lanciato dal commissario Ue responsabile per il Bilancio, Janusz Lewandowsky dopo il fallimento dei negoziati tra Consiglio e Parlamento europeo sull'approvazione della "finanziaria" comunitaria per il prossimo anno. Il commissario, in una nota, deplora l'esito negativo dei negoziati di ieri notte e avverte: «Il bilancio Ue non è fatto per Bruxelles, ma serve ai cittadini, alle imprese, alle Regioni, agli studenti, alle comunità agricole e urbane». Questa situazione, osserva ancora Lewandowsky, comporterà lo slittamento del finanziamento di importanti iniziative: circa il 90% del budget Ue finanzia azioni destinate a creare crescita ed occupazione.«Misure per accelerare lo sviluppo nei paesi membri - avverte ancora il commissario - saranno ritardate». Ora la commissione si metterà subito al lavoro per preparare un nuovo progetto di bilancio per il 2011, ma questo esercizio, ricorda il commissario europeo, richiederà inevitabilmente «alcuni mesi» e costringerà le istituzioni europee a lavorare sotto il sistema dei così detti dodicesimi, una procedura destinata a frenare tutta la macchina dei finanziamenti comunitari.
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