venerdì 10 novembre 2017
E in Italia allo studio una riforma del settore che preveda licenze regionali ma l'obbligo di pagare le tasse nel nostro Paese
Uber perde l'appello in Inghilterra: autisti dipendenti
COMMENTA E CONDIVIDI

Una reputazione da migliorare, un rapporto con gli autisti problematico e il tema sicurezza che incombe. Se in un primo momento gli attacchi a Uber arrivavano dai tassisti preoccupati di perdere clienti e dalle normative, da qualche a mese a questa parte si è aperto il fronte interno. Dopo le accuse di molestie sessuali, lo scorso settembre Londra ha revocato la licenza di Uber soprattutto per aver standard di sicurezza "non adeguati". E, sempre in Inghilterra, gli autisti premono - e ottengono - di essere riconosciuti come dipendenti e avere più tutele.

Il tribunale del Lavoro di Londra oggi ha rigettato l'appello di Uber sul caso dei due autisti che hanno di diventare dipendenti della compagnia, e non essere trattati da lavoratori autonomi. I due hanno vinto una causa per il riconoscimento di diritti di lavoro e a nulla è servito il ricorso di Uber. Secondo la sentenza, che in futuro potrà essere applicata alle migliaia di autisti del servizio, ai dipendenti devono essere riconosciuti diritti quali le ferie retribuite e il minimo salariale. Il sindacato Gmb, che rappresenta i due autisti James Farrar e Yaseen Aslam, ha definito la decisione come una "enorme vittoria" per i 30 mila autisti in Inghilterra e Galles. Dal canto suo Uber, che ha sede a San Francisco e che sostiene che i suoi autisti non siamo impiegati ma lavoratori autonomi. “La maggior parte dei tassisti e degli autisti di noleggio privato sono stati considerati, per decenni, lavoratori autonomi, molto prima che la nostra app esistesse.” È il commento di Tom Elvidge, Acting General Manager di Uber UK. “Il motivo principale per cui gli autisti utilizzano Uber è che la nostra app dà loro la libertà di scegliere se, quando e dove effettueranno il loro servizio, motivo per cui abbiamo intenzione di andare in appello. Il tribunale rivendica il fatto che agli autisti viene richiesto di accettare l’80% delle corse una volta effettuato l’accesso all'app. Gli autisti che utilizzano Uber sanno che questo non è mai successo nel Regno Unito".

In Italia si prepara la riforma del servizio Ncc. Intanto anche in Italia potrebbero arrivare importanti novità per il servizio di auto con conducente (Ncc). L'ipotesi - la prima bozza di riofrma del trasporto pubblico non "in linea" a cui sta lavorando il ministrero dei Trasporti - è che possano raccogliere passeggeri su tutto il territorio regionale (e non sono comunale com'era sinora) e senza l'obbligo di tornare in rimessa. Ma il numero delle auto rimarrà "contingentato" per tutti gli operatori. Le piattaforme digitali dovranno iscriversi ad un registro nazionale e pagare le tasse in Italia per tutti i servizi resi qui. Uber chiedeva tutt'altro: vale a dire di poter estendere in Italia i suoi servizi low cost che richiedono un'alta densità di autisti. La società da parte sua starebbe pensando di introdurre alcune novità in Italia in favore degli autisti, riconoscendo ad esempio il tempo d'attesa: 30 centesimi al minuto che scatteranno automaticamente a partire dai 2 minuti successivi all'arrivo nel punto d'incontro con il passeggero.


© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: