venerdì 3 gennaio 2014
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Per il turismo italiano c’è poco da brindare. La crisi economica ha avuto un impatto senza dubbio rilevante su uno dei settori trainanti dell’economia e dell’industria del Paese. Con gli italiani in particolare, sempre meno consumatori, anche di viaggi. Fortemente depressi negli acquisti, dalla congiuntura economica e dall’incapacità della politica di restituire fiato e disponibilità di spesa. Lo hanno dimostrato queste ultime festività, con un calo di prenotazioni del 15% e l’80% che ha preferito festeggiare in casa il Capodanno, con budget ridotti al minimo.A chiusura d’anno, rielaborando i dati Istat fino a settembre, l’Ufficio studi di Federviaggio stima che in Italia gli arrivi complessivi saranno sotto i 100 milioni, con una caduta di 4,5 milioni rispetto al 2012, quando in Italia (fra italiani e stranieri) si registrarono 104 milioni di arrivi (-4,4%). Una crisi solo in parte attenuata dal turismo straniero, praticamente stabile. Dato "positivo", quest’ultimo ma non troppo, visto che altri competitor come la Spagna, hanno visto un forte recupero del mercato straniero (+8%). E soprattutto perché i viaggiatori internazionali crescono a ritmi vertiginosi, superando ormai abbondantemente il miliardo.L’Italia resta una destinazione ambita, ma con meno appeal: se guardiamo i Paesi di provenienza dei turisti stranieri in una ricerca dell’Ontit, il 49% del mercato è coperto da Germania per il 22% e poi Stati Uniti (10%), Francia (7%), Regno Unito e Austria (5%). Nella top five degli arrivi non ci sono paesi emergenti come Cina o India che invece galoppano sul fronte turistico, con numeri assoluti enormi. Tutto questo con la «stabilità» che fa rima con «immobilità» degli italiani: il numero di arrivi interni è stimato sotto i 50 milioni (-8,3% sul 2012), un dato inferiore a quello del 2004. «Anche sulla base di questi dati – dice Francesco Sottosanti, direttore di Federviaggio – si avverte la necessità di affrontare il rilancio dell’economia reale nazionale in modo deciso per sfruttare al meglio una delle poche "materie prime" che il paese Italia ha. È indispensabile – continua – trasferire risorse economiche, fornite da cittadini e aziende attraverso la tassazione diretta e indiretta, dall’economia di carta a quella reale snellendo gli apparati burocratici e liberando le energie private e pubbliche verso lo sviluppo».A fornire qualche spiraglio positivo ieri sono arrivati dei dati dell’Osservatorio nazionale di Unioncamere e Isnart secondo cui tiene il tasso di occupazione delle camere nelle strutture ricettive (36,6% della disponibilità, come nel 2012), grazie a un recupero cominciato dal secondo semestre, con le vendite estive (+1,9%, con una occupazione del 42,5%) rispetto al primo di perdite nette. Ma questo non è bastato per salvare l’anno dei villaggi turistici che raggiungono appena il 37,7% di occupazione media (-6,9%), dei rifugi (21,1% in media, -5,4%) ma anche di ostelli (40,8%, -2,6%) e agriturismi (29,3%, -2,4%). Vanno gli alberghi (47,5%, con un +3,5% sul 2012), ma di fascia alta: nei 5 stelle il 58,3% (+2,5%), nei 4 stelle 54,9% (+4,6%). «Si è avviato un processo di recupero che fa ben sperare – dice il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello –. Tuttavia, i margini di miglioramento sono ancora molto elevati. Per questo occorre moltiplicare gli sforzi».
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