giovedì 17 ottobre 2013
​Secondo un’elaborazione di Manageritalia dei dati Istat si scopre anche che in alcune regioni la disoccupazione maschile è maggiore di quella femminile.
COMMENTA E CONDIVIDI

​“Nel panorama economico attuale non conta tanto cosa fai e chi conosci, ma dove vivi”. Questo dice La nuova geografia del lavoro, il libro dell’economista e docente a Berkley Enrico Moretti, diventato il best seller economico dell’anno.E questo dicono i dati Istat elaborati da Manageritalia sulla disoccupazione in Italia. Per quanto riguarda tutti i lavoratori la disoccupazione è più bassa in Trentino Alto Adige: 5,1% in totale, 4,6% per gli uomini e 5,8% per le donne e qui è anche minima la differenza tra la disoccupazione dei due sessi -1,2% in favore degli uomini. In verità, in ragione delle Province autonome, in questa regione Bolzano fa ancora meglio: 4,1% la disoccupazione totale, 3,6% quella maschile, 4,8% quella femminile e -1,2% la differenza vantaggio degli uomini. A seguire in questa particolare classifica troviamo il Veneto (6,6% la disoccupazione totale), il Friuli Venezia Giulia (6,8%), la Valle d’Aosta e l’Emilia e Romagna (7,1%) e la Lombardia (7,5%). Agli ultimi te posti Sicilia (18,6%), Campania e Calabria (19,3%). La disoccupazione maschile è maggiore di quella femminile solo in Valle d’Aosta (+0,3%) e Basilicata (+0,1%).Poco cambia per quanto riguarda i giovani 15-24enni. La disoccupazione è sempre minima in Trentino Alto Adige: 15,2% in totale, 14,7% per gli uomini e 15,9% per le donne e la differenza vede gli uomini meno disoccupati delle donne (-1,2%). Bolzano svetta sempre: 11,6% la disoccupazione totale, 11,5% quella maschile, 11,7% quella femminile e -0,2% la differenza a vantaggio degli uomini che sono meno disoccupati. A seguire troviamo il Veneto (23,7%), la Valle d’Aosta (25,8%), l’Emilia e Romagna (26,4%) e la  Lombardia (26,6%). Agli ultimi te posti Basilicata (44,4%), Sicilia (51,3%) e Calabria (53,5%). Tra i giovani la disoccupazione maschile è maggiore di quella femminile solo in Emilia e Romagna (1,6%), Friuli Venezia Giulia (3,6%) e Calabria (4,2%).Da notare che le regioni più virtuose sono anche quelle dove la differenza tra disoccupazione totale e giovanile è minima: -10,1% a svantaggio dei giovani in Trentino Alto Adige (-7,5% nella più virtuosa Bolzano), -17,7% in Veneto, -19,1% nella moderna Lombardia e – 35% in Basilicata.Tutt’altro discorso per i manager. I dirigenti hanno una maggior presenza tra gli occupati dipendenti in Lombardia dove ci sono 1,6 dirigenti ogni cento lavoratori dipendenti, a seguire Lazio (1,36%), Piemonte (0,96%), Emilia e Romagna (0,82%) e Liguria (0,8%). A fondo classifica Basilicata e Sardegna (0,18%) e Calabria (0,17%) dove fare il dirigente è più unico che raro. La classifica anche considerando globalmente i manager, dirigenti e quadri, non cambia: Lombardia (4,7%), Lazio (4,5%), Piemonte (3,6%) e in coda Sardegna (1,4%), Calabria e Basilicata (1,3%).

Quanto emerso, che per una corretta confrontabilità è riferito al 2012 e con i dati più aggiornati, al momento non disponibili, sarebbe ancora peggio, non vuole tanto essere uno sprone a cambiare regione, anche perché si rischierebbe di peggiorare la situazione dove oggi è meno peggio. Piuttosto una spinta a fare sinergia per vedere di migliorare tutti avvicinandosi alle nazioni che stanno ancora meglio delle nostre migliori regioni."Infatti – dice Guido Carella, presidente Manageritalia – qua e là per il mondo, sempre meno in Italia, ci sono intere città e aree geografiche che crescono e creano sviluppo, lavoro e ricchezza. L’ingrediente? Innovazione e conoscenza, veri motori della moderna economia basata non più sulla produzione di beni materiali, ma su quella di innovazione e conoscenza. E oggi ancor più di ieri questa nuova economia vincente tende all’aggregazione geografica. Città e regioni che si popolano di lavoratori qualificati e imprese innovative e ne attirano, come le api sul miele, sempre di più. Perché oggi, ma anche ieri, pensiamo ai nostri distretti o se vogliamo anche alle città del Rinascimento, il successo di un’azienda non dipende solo dalle sue qualità e dei suoi lavoratori, ma anche dall’ecosistema economico e sociale nel quale è inserita. Questi luoghi diventano uno stimolo e un incubatore ricco di idee e di tutto quanto serve per creare nuove idee e nuovi modi di fare impresa".

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: