sabato 7 dicembre 2013
Donna, con laurea e master, precaria, lavora da casa e con una retribuzione lorda annuale inferiore ai 15mila euro.
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Donna, con laurea e master, precaria, lavora da casa e con una retribuzione lorda annuale inferiore ai 15mila euro.  È questo l'identikit del traduttore editoriale in Italia che emerge dalla ricerca Dalla parte dei  traduttori, voluta da Slc Cgil, condotta da Ires Cgil Emilia Romagna  e presentata a Roma.Secondo l'indagine, le donne sono l'81,5%  dei traduttori 'intercettati' dall'indagine, e il 55,5% dei traduttori editoriali ha un'età compresa tra 25 e 39 anni.  I livelli di  occupazione femminile sono di molto superiori rispetto all'intero  scenario occupazionale italiano dove la quota femminile raggiunge solo il 41%.Nel 91,4% dei casi, i traduttori sono in possesso di un titolo  di studio uguale o superiore alla laurea, e in un caso su tre dispongono di titoli post-laurea come master e dottorato di ricerca. Nello scenario lavorativo nazionale, solo il 18,7% presenta questi  livelli di istruzione. I traduttori editoriali sono nella quasi totalità di nazionalità italiana (95,3%).Alti livelli di istruzione non valgono però un rapporto di lavoro stabile.Secondo la ricerca, infatti, solo il 5,2% degli intervistati ha un rapporto di lavoro dipendente. Infatti, la forma di ingaggio prevalente e' quella della cessione del diritto d'autore  (32,5%), quasi totalmente pagato in modo forfetario, seguito dalle collaborazioni occasionali (26%) e dai contratti a progetto (13,5%), mentre al quarto posto di questa speciale 'classifica' troviamo le partite Iva (11,9%).Ma quanto guadagnano i traduttori? Il 59,3% dichiara di percepire una retribuzione lorda annuale inferiore ai 15 mila euro, il 16% dichiara addirittura meno di 5mila euro nel corso dell'anno. Il 19% afferma di poter contare su un reddito lordo annuale compreso tra 15mila e 20mila euro, poco più di un decimo del campione si colloca nella fascia di reddito 20-30mila euro e solo tre intervistati su cento percepiscono una retribuzione superiore ai 30mila euro annui. “Il nostro Paese – denuncia Massimo Cestaro, segretario generale Slc Cgil - non riconosce il valore della conoscenza e condanna intere generazioni e professionisti a lavorare in condizioni inaccettabili. Così  si  impoverisce il mondo dell’ editoria italiana e si allontanano saperi, competenze e capacità”.Un commento inequivocabile ai dati della ricerca. Anche i giovani  traduttori - under35 - guadagnano davvero poco: più del 68% di loro percepisce redditi inferiori ai 15mila euro.Per poter sopravvivere il 54,8% dei traduttori dichiara di svolgere almeno un altro lavoro.Il 18,6% ha dovuto accettare di lavorare in nero e l’84% non vede nessuna prospettiva di sviluppo di carriera. “Queste nostre condizioni - sostiene Daniele Petruccioli, della segreteria nazionale  di Strade (Sindacato traduttori editoriali) -  ci hanno spinto, nonostante lavoriamo in solitudine e in tanti luoghi diversi, ad organizzarci in un soggetto collettivo. Per noi questo è  un risultato importante che dimostra il forte bisogno di riconoscimento professionale ed economico”.Il lavoro del traduttore, inoltre, risulta caratterizzato da ritmi di lavoro serrati, scadenze prefissate e poco flessibili che portano spesso al superamento della soglia convenzionale delle 40 ore lavorative settimanali (76,6 per cento). Ma quando descrivono il proprio lavoro, tra i traduttori prevale la risposta: è un “mezzo per realizzare te stesso”. “L’amore per il proprio lavoro può diventare una spinta per cambiarne le condizioni – afferma  Elena Lattuada, segretaria confederale Cgil – . A questa spinta noi dobbiamo rispondere includendo nella nostra azione sindacale e contrattuale anche le realtà professionali meno tutelate e riconosciute come i traduttori per garantire loro un sistema universale di tutele sociali”.
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