sabato 5 marzo 2016
Monsignor Perego (nella foto), direttore della fondazione Migrantes: «Seguiamo chi espatria con 350 sacerdoti. Avviata una nuova comunità a Barcellona. Partono anche le seconde generazioni».
«Torniamo un Paese di emigranti»
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«Il dato vero è che l’Italia sta ritornando a essere un Paese di emigranti. Altro che invasione dall’estero. È questo l’allarme reale su cui dovremmo interrogarci». I dati sulla fuga dei giovani dal Sud Italia, non sorprendono don Gian Carlo Perego, direttore della fondazione Migrantes, che da dieci anni realizza il Rapporto italiani nel mondo, studio sull’emigrazione italiana. Perché così tanti concittadini lasciano il nostro Paese? Con una disoccupazione in doppia cifra, è naturale che i giovani si mettano in cammino. Purtroppo, l’Italia non è in grado di dare un lavoro, una prospettiva di futuro a queste persone, che così vanno a cercarla altrove. Basti pensare che, a fronte di 100mila partenze in un anno, il nostro Paese è riuscito ad attirare appena 30mila persone. Che l’Italia non sia un Paese per giovani lo conferma anche il fatto che sono sempre più numerosi gli immigrati di seconda generazione, nati nel nostro Paese, che espatriano per studio o per lavoro. La Chiesa come accompagna questi giovani emigranti? A Migrantes fanno riferimento 350 tra sacerdoti e religiosi, di cui circa 200 prestano servizio pastorale in Europa e un centinaio sono sacerdoti diocesani. Stanno dentro le comunità degli italiani all’estero e li aiutano a inserirsi nel Paese di arrivo. Ci sono esperienze particolari? Lo scorso anno, grazie a un giovane sacerdote bergamasco, abbiamo aperto una comunità italiana a Barcellona, dove vivono circa 40mila nostri connazionali, arrivati in Spagna per studiare e per trovare un lavoro. La Fondazione Migrantes, grazie all’8 per mille della Chiesa Cattolica, ha inoltre promosso un progetto, in collaborazione con le 67 Missioni cattoliche italiane in Germania, per accogliere e sostenere al loro arrivo giovani e famiglie di emigrati che giungono nelle varie città tedesche in attesa di trovare un’occupazione e un alloggio.
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