mercoledì 8 giugno 2022
Per la senatrice e responsabile Lavoro degli azzurri c'è il pericolo «di livellare verso il basso il potere di acquisto dei lavoratori. Invece servirebbe molto di più il taglio del cuneo fiscale»
La senatrice Roberta Toffanin (Forza Italia)

La senatrice Roberta Toffanin (Forza Italia) - Archivio

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«Siamo contro il salario minimo per legge. Si rischia di livellare verso il basso il potere di acquisto dei lavoratori. Invece servirebbe molto di più il taglio del cuneo fiscale e puntare alla produttività e al merito». È molto chiara la senatrice Roberta Toffanin, responsabile del dipartimento Lavoro di Forza Italia, oltre che imprenditrice.

Cosa non vi convince della direttiva europea?
La direttiva non è obbligatoria, ma si limita a stabilire procedure per assicurare l’adeguatezza dei salari minimi laddove esistono, a promuovere la contrattazione collettiva per stabilire i salari e ad aumentare l’accesso effettivo alla tutela del salario minimo per i lavoratori che vi hanno diritto in base al diritto nazionale. Gli Stati membri dell’Ue che hanno salari minimi in vigore dovranno stabilire un quadro procedurale per fissare e aggiornare i salari minimi secondo una serie di criteri. Consiglio e Parlamento europeo hanno concordato che gli aggiornamenti del salario minimo debbono avere luogo almeno una volta ogni due anni o al massimo ogni quattro anni per i Paesi che utilizzano un meccanismo di indicizzazione automatico. Le parti sociali devono essere coinvolte nelle procedure per fissare e aggiornare i salari minimi.

L’Italia, però, è tra i sei Paesi dell’Ue a non avere una regolamentazione in materia…
È vero. Oltre al nostro Paese, il salario minimo non è stato istituito in Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia, Svezia. Anche se l’iter del ddl sul salario minimo è iniziato nel 2019, con l’allora presidente della commissione Lavoro al Senato Nunzia Catalfo, diventata poi ministro. L’idea delle istituzioni europee nell’accordo in via di approvazione è di rispettare le diverse tradizioni di welfare dei Ventisette, arrivando però a garantire un tenore di vita dignitoso, a ridurre le disuguaglianze e a mettere un freno ai contratti precari e pirata. Si mira poi a rafforzare il ruolo delle parti sociali e della contrattazione collettiva, in particolare di secondo livello. La copertura della contrattazione collettiva in particolare dovrebbe venir fissata in una soglia compresa tra il 70% e l’80%.

Come verrà calcolato il salario minimo?
Stando agli ultimi dati Eurostat, viaggia tra i 332 euro mensili della Bulgaria e i 2.257 euro del Lussemburgo. In Germania è pari a 1.621 euro. Le definizioni di salario adeguato e minimo sono altri punti su cui si devono confrontare i negoziatori europei. Anche se il testo sarebbe ormai blindato da un accordo di massima raggiunto tra Francia e Germania e resterebbero da definire solo dettagli tecnici. La nuova direttiva europea potrebbe così essere approvata definitivamente entro giugno facendo scattare da quel momento la tagliola dei due anni per il recepimento negli ordinamenti nazionali.

E invece con il taglio del cuneo fiscale?
Per ridurre i lavoratori poveri dobbiamo affidarci alla contrattazione collettiva, soprattutto quella di prossimità, al welfare e alle tutele. E contrastare i contratti pirata. Per lasciare più potere di acquisto ai lavoratori non si possono tartassare le imprese, già oberate dagli elevati costi di produzione causati da pandemia, rincari e guerra. Nel 2021 il cuneo è stato pari al 46,5%: siamo al quinto posto tra i 38 Paesi che aderiscono all’Ocse. Ma in realtà le tasse pesano fino al 60%. Basterebbe un taglio pari a 16/18 miliardi di euro per garantire buste paga più pesanti e incentivare le assunzioni.

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