lunedì 18 agosto 2014
«Cambiare ogni volta il quadro delle regole occupazionali - sottolinea il docente (nella foto) - frena le imprese nelle assunzioni, con gli imprenditori che aspettano la tanto annunciata riforma del lavoro per compiere i loro passi».
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"L'articolo 18 è un totem: non aiuta a creare posti di lavoro, maggiore occupazione, e noi dobbiamo lavorare per dare opportunità ai giovani, quindi non possiamo certo partire dai licenziamenti. Il 90% delle assunzioni peraltro non è coperto dall'articolo 18". Lo ha detto Michele Tiraboschi, docente di Diritto del lavoro all'Università di Modena e direttore centro studi Marco Biagi a Prima di tutto, Radio 1."Mi pare però che questa discussione arrivi con 15 anni di ritardo - ha sottolineato - poteva essere allora un importante strumento culturale anche per dare impulso al cambiamento, alla modernizzazione del sindacato. Ora Renzi la sfida nei rapporti di forza con il sindacato l'ha già vinta, quindi la questione dell'articolo 18 arriva alla fine di un discorso più ampio di riforma del lavoro. La cosa grave - ha aggiunto Tiraboschi - è che da quattro anni non facciamo altro che cambiare le regole del mercato del lavoro e questo non fa bene all'economia, al lavoro, alle imprese. L'occupazione si crea su un edificio stabile, sulla certezza delle regole presenti in azienda. Cambiare ogni volta il quadro delle regole occupazionali frena le imprese nelle assunzioni, con gli imprenditori che aspettano la tanto annunciata riforma del lavoro per compiere i loro passi. Oltretutto - ha detto ancora Tiraboschi - la riforma Fornero ha modificato il sistema pensionistico, quindi non solo è difficile per le aziende assumere giovani, ma anche seguire i percorsi di carriera di chi è già occupato".
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