lunedì 9 aprile 2012
La Cina ha riunito in un'unica organizzazione tutte le industrie del settore delle terre rare, i minerali utilizzati nella produzione di numerosi prodotti high tech. Pechino detiene la maggior parte delle riserve globali di queste risorse e controlla tra il 90% e il 95% delle esportazioni.  ​
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La Cina ha riunito in un'unica organizzazione tutte le industrie del settore delle terre rare. Si tratta di un gruppo di 17 minerali utilizzati nella produzione di numerosi prodotti high tech tra i quali iPod e Blackberry, ma anche turbine eoliche, componenti per auto ibride e alcuni sofisticati equipaggiamenti militari. Pechino detiene la maggior parte delle riserve globali di queste risorse, ma soprattutto controlla tra il 90% e il 95% delle esportazioni. Gli Usa, l'Unione europea e il Giappone hanno denunciato al Wto le restrizioni imposte dalla Cina alle esportazioni di terre rare, sostenendo che violano le regole del commercio internazionale.Pechino ha creato un'associazione di tutte le industrie delle terre rare, che raggruppa 155 membri e che dovrà sovraintendere ai piani di produzione e allo sviluppo del settore. Il vice ministro dell'Industria, Su Bo, ha invitato tutte le imprese del settore a seguire rigidamente le direttive del governo, il quale difende l'attuale politica restrittiva delle esportazioni, sostenendo che essa mira ad evitare che un'eccessiva produzione mineraria impoverisca le risorse del paese.Il numero uno della nuova associazione, Ga Yong fa sapere che intende gestire in "modo appropriato" le disputa sulle terre rare, senza dare ulteriori spiegazioni. Ga ha anche detto che l'associazione stabilirà una "ragionevole" politica dei prezzi. Le statistiche dell'Ufficio delle Dogane cinese mostrano che a febbraio i prezzi medi di questi metalli hanno per la prima volta superato la fatidica soglia dei 100 dollari la tonnellata, raggiungendo i 109,36 dollari. Nel luglio dello scorso anno il prezzo si aggirava intorno ai 14 dollari la tonnellata, ma da allora le terre rare hanno subito un aumento medio di 10 dollari al mese, che nel periodo tra gennaio e febbraio ha subito un'accelerazione da 34 dollari. Il ministero delle Finanze di Pechino, inoltre, ha confermato che a partire dal mese prossimo verrà applicata un'imposta di 60 yuan (circa 6,5 euro) per ogni tonnellata di prodotto.
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