giovedì 9 ottobre 2014
​Avviate le procedure per la messa in mobilità di 550 addetti. Lavoratori in sciopero. Renzi: sono molto preoccupato.
Appello dei vescovi umbri: riprendere il dialogo
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La rottura nella notte e subito l'avvio delle procedure di mobilità. Le Acciaierie speciali di Terni hanno annunciato ufficialmente ai sindacati che da oggi partiranno le lettere di licenziamento per i lavoratori coinvolti anche se sulla carta ci sono altri 75 giorni dfi tempo per cercare un'intesa. Cancellati dal primo ottobre anche gli accordi di secondo livello: una misura che comporterà una riduzione del 20% degli stipendi. L'azienda (il cui socio unico è la multinazionale tedesca ThyssenKrupp) ha subito spiegato che la crsi del mercato siderurgico ha gravi ricadute sull'occupazione. Immediata la mobilitazione dei dipendenti: sciopero per l'intera giornata con presidio e blocco delle portinerie, manifestazione davanti alla prefettura. Nel primo pomeriggio il corteo si è diretto verso la stazione di Terni (teatro, anche in passato, di manifestazioni di protesta per vertenze che non riguardavano solo l'acciaieria) bloccando due treni. La notizia di un'immediata messa in mobilità dei lavoratori in esubero è stata confermata in una nota della Regione. "Le aziende del gruppo Ast, relativamente all'avvio delle procedure di licenziamento collettivo per riduzione di personale hanno presentato domanda per complessivi 537 dipendenti" riferisce un comunicato della Regione Umbria. Per Ast la procedura riguarda 381 operai e 92 impiegati e quadri, per la Società delle Fucine 45 dipendenti di cui 30 operai e 15 impiegati e quadri, per il Tubificio di Terni 7 dipendenti di cui 2 operai e 5 impiegati e quadri, per Aspasiel Srl 12 impiegati e quadri. ​La lunga trattativa per trovare un accordo sul piano industriale dell'Ast è fallita nella notte tra mercoledì e giovedì. Nonostante l'impegno e gli sforzi nella mediazione del Governo e delle istituzioni umbre. Ora parte il piano per la messa in mobilità per i circa 550 dipendenti già ipotizzati, un piano di risparmi da cento milioni di euro l'anno (che comprende anche lo spegnimento di uno dei forni dello stabilimento) annunciato a luglio per "confermare un ruolo di competitor a lungo termine sul mercato dell'acciaio inox". Le procedure di mobilità erano state ritirate all'inizio di settembre dopo l'intervento del ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi, grazie a un lodo governativo che aveva aperto una fase confronto tra azienda e sindacati. Con l'obiettivo di trovare un'intesa entro il 4 ottobre. Le parti in questo periodo sono sembrate tuttavia sempre distanti. Ieri pomeriggio i nuovi e decisivi incontri al ministero dello Sviluppo economico, con la strada però apparsa subito in salita. Anche per questo il Governo è intervenuto oltreché con il ministro Guidi, con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio, il vicemistro Claudio De Vincenti e il sottosegretario al Lavoro Teresa Bellanova. Ha quindi presentato una sua proposta nella quale ha previsto un cambio del piano industriale. Con meno esuberi, da 550 a 290, 110 milioni di investimento, lo spostamento spostamento a Terni della linea di laminazione di Torino, mobilità volontaria e incentivata e ricollocamento dei lavoratori. Una proposta considerata, però, insufficiente dai sindacati. L'incontro si è così concluso senza un accordo. Il Governo ha comunque chiesto all'azienda di evitare "atti unilaterali" come l'invio delle lettere di messa in mobilità. "Sono molto preoccupato" per l'Ast Terni ha confessato il premier Matteo Renzi: "La proposta di mediazione del Governo non è stata accolta, le parti sono ancora troppo lontane" ha detto sottolineando che la trattativa va avanti e che "ci sono tre mesi davanti di discussione".
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