giovedì 11 febbraio 2021
Galante, ad di Intoo (Gi Group): «Lavorare sulle competenze utili per passare a settori in crescita e ruoli nuovi»
Cetti Galante, ad di Intoo (Gi Group)

Cetti Galante, ad di Intoo (Gi Group) - Archivio

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«Il blocco dei licenziamenti economici individuali e collettivi dura ormai da quasi un anno, con il principale effetto di aver solo spostato il problema più in là, specie per alcuni settori. Aziende e persone hanno adesso necessità di progettare il loro futuro. Non si può stare fermi per così tanto tempo: questo è il momento della proattività, del cambiamento, dell’evoluzione, opposta alla paralisi generale forzata». Lo afferma Cetti Galante, amministratore delegato di Intoo (Gi Group). Per la manager si deve lavorare sulle competenze, guardando alle accelerazioni che molti settori stanno avendo, ai ruoli che nascono, ai nuovi bisogni delle imprese. È fondamentale che le persone che lavorano negli ambiti più colpiti, sostenuti per mesi dalla cassa Covid, adesso vengano supportate per capire se hanno la possibilità di rimettersi in gioco in settori diversi, che stanno crescendo.

«I progetti di employability - spiega Galante - ora devono essere la priorità: mappare la richiesta occupazionale del territorio e le competenze delle persone il cui posto di lavoro è a forte rischio, costruire con le persone un nuovo obiettivo professionale solido e motivato, capire i gap rispetto alle competenze attuali e colmarli con formazione o coaching, tutte attività finanziabili anche con i fondi interprofessionali. Serve da una parte proattività da parte delle persone, flessibilità e apertura mentale, ma serve anche una virata sull’allocazione delle risorse pubbliche, che in parallelo al sostegno devono mettere in campo da subito politiche attive, che siano supporto alla ricollocazione per chi ha già perso il lavoro o alla riqualificazione per chi lavora in settori in crisi».

Mai come oggi la corresponsabilità è un tema chiave: da un lato, la proattività individuale del singolo a qualunque età nel restare attivo, formarsi e mettersi da subito nella ricerca del lavoro, senza adagiarsi sugli ammortizzatori sociali, dall’altro la focalizzazione dello Stato sul favorire il movimento da settori in crisi che non potranno più assorbire tutta la forza lavoro attuale a settori in crescita, che spesso non trovano le competenze di cui hanno bisogno. Tendenze espansive coinvolgono, per esempio, le aree e gli ambiti di: energie pulite, edilizia sostenibile, mobilità elettrica, web e comunicazione digital, chimica-farmaceutica, salute e medicina, servizi per gli anziani, benessere e sicurezza delle persone, telecomunicazioni, pulizie e sanificazione, e-commerce e customer service, delivery, logistica e trasporti. È fondamentale, dunque, capire come avvicinare le persone che lavorano su mansioni in declino o che saranno molto ridimensionate a ruoli che sono invece sempre più ricercati, favorire il fluire da un settore all’altro, la creazione di impresa, riformare il sistema degli ammortizzatori sociali, mettendo a fianco della politica passiva massicci investimenti sulla ripartenza, sulla riqualificazione.

«Il Fondo nuove competenze - conclude - va nella direzione giusta; aspetti di complessità ne impediscono un uso capillare anche da parte delle pmi, ma sicuramente rappresenta un recente buon esempio di messa a disposizione di fondi pubblici per incentivare le aziende ad aggiornare le skill delle risorse umane. Sarebbe ideale usare questo meccanismo in modo mirato sulle imprese dei settori più colpiti dalla crisi, che, accanto alla possibilità di usare ulteriore cassa integrazione, è importante che abbiano sgravi ancora più forti per supportare le loro persone nell’analisi approfondita delle competenze e nel valutare cambiamenti di settore o di ruolo, qualora si dovesse ricorrere a una riduzione di personale. E per quelli che purtroppo perderanno il lavoro ciò che conta sarà ridurre al minino il tempo fuori dal mercato: dunque potenziare il sistema delle politiche attive attuali dal punto di vista della cooperazione pubblico-privato, sostenendo poi le imprese che licenziano a concedere soprattutto agli over 45 anni servizi specializzati nel supporto alla ricollocazione come l’outplacement. Va sottolineato però che qualunque decisione regolatoria subentrerà, il giusto mindset individuale sarà indispensabile per affrontare il 2021 e gli anni seguenti».

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