venerdì 8 aprile 2016
Lo dichiara Manuela Tagliani (nella foto), manager della società di headhunting. Su 1.300 richieste di professionisti qualificati pervenute dal 1° gennaio al 31 dicembre 2015, 150 hanno riguardato l’area informatica, tecnologia e comunicazioni e soltanto lo 0,4% del totale, prevedevano la possibilità di usufruire occasionalmente di forme di lavoro agile.
«L'ansia da controllo frena il telelavoro»
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"Su 1.300 posizioni lavorative gestite nel corso del 2015, nessuna prevedeva la possibilità del telelavoro - dichiara Manuela Tagliani, manager della società di headhunting Technical Hunters -. Neppure nel settore information technology, dove la produttività si valuta sulla capacità di portare a compimento i progetti e non certo sulle ore passate in ufficio".Questi i numeri: su 1.300 richieste di professionisti qualificati pervenute a Tehcnical Hunters dal 1° gennaio al 31 dicembre 2015, 150 hanno riguardato l’area informatica, tecnologia e comunicazioni e soltanto 5, pari allo 0,4% del totale, prevedevano la possibilità di usufruire occasionalmente di forme di telelavoro."In realtà - spiega Tagliani - le direzioni Risorse umane delle imprese italiane sarebbero pronte a gestire lo smartworking, ma c’è una chiusura netta da parte dei responsabili delle diverse aree aziendali, che, perlomeno in fase di assunzione, vogliono avere le persone in ufficio, anche se questo comporta la rinuncia a professionisti di talento che vorrebbero lavorare da casa e non sono disposti a trasferirsi sul territorio nazionale. Le sole aperture segnalate da Technical Hunters riguardano forme di flessibilità, che prevedono, per esempio, la possibilità di lavorare da remoto per uno o due giorni al mese. Ma chiaramente si tratta di una cosa ben diversa dal lavoro agile".
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