lunedì 11 gennaio 2021
Il ministero dello Sviluppo economico alle prese con 105 vertenze che riguardano circa 110mila lavoratori
Numerose le vertenze da discutere al Mise

Numerose le vertenze da discutere al Mise - Archivio

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Un gennaio denso di appuntamenti per il ministero dello Sviluppo economico, alle prese con 105 tavoli di crisi aperti, che riguardano circa 110mila lavoratori. Oltre alla “madre delle vertenze”, cioè l'ex Ilva di Taranto, presieduta in prima persona dal ministro Stefano Patuanelli, le altre (tra cui anche la Whirlpool) sono seguite dalla sottosegretaria Alessandra Todde, che è al lavoro con il Fondo per le gestioni delle crisi d'impresa. Affidate invece alla sottosegretaria Alessia Morani il tavolo Piombino, con la Bekaert e la Jsw. Nel 2020 - ha fatto notare Todde - le vertenze risolte sono circa 15, salvando oltre 30mila lavoratori, ma «la platea da salvaguardare è ancora vasta».

Il ministero ha fissato una serie di appuntamenti, ma su tutti incombe la spada di Damocle di una possibile crisi di governo. I tavoli potrebbero essere ancora rinviati: i tempi della politica rischierebbero di risultare letali per crisi industriali che - affermano i sindacati - hanno bisogno di interventi rapidi e di certezze. Il primo tavolo è convocato per oggi e riguarda la Dema: l'azienda, che produce componenti aeronautiche in quattro stabilimenti in Puglia e Campania occupando 700 persone, ha firmato a fine dicembre con l'Inps un accordo per la rateizzazione del debito. Ora chiede di congelare alcuni debiti nei confronti del ministero. L'assemblea degli azionisti vorrebbe deliberare la ricapitalizzazione entro fine anno.

Martedì 12 gennaio è la volta dell'Alcar Industrie: al centro dell'incontro la verifica delle eventuali offerte di acquisizione del'azienda, che ha due stabilimenti, uno a Vaie (Torino), l'altro a Lecce. Sempre martedì si terrà a Roma, nella sede di Confindustria, l'incontro tra organizzazioni sindacali, ArcelorMittal Italia e Invitalia per entrare nel merito del negoziato del nuovo piano industriale. Il confronto partirà in assenza del governo e in attesa del via libera dell'Unione Europa sull'accordo del 10 dicembre che dovrebbe arrivare entro il 31 gennaio. Tra i nodi della trattativa la cassa integrazione che servirà a gestire la ristrutturazione e la transizione.

Mercoledì 13 si riunirà il tavolo della Sematic di Osio Sotto, l'azienda di ascensori di proprietà della multinazionale tedesca Wittur Holding che ha annunciato l'intenzione di delocalizzare il 65-70% della produzione in Ungheria, mettendo a rischio 190 posti di lavoro. Dopo i due scioperi con presidio dell'11 e del 16 dicembre, la convocazione del Mise ha scongiurato un altro sciopero proclamato per l'8 gennaio.

Giovedì 14 gennaio doppio appuntamento, sempre in modalità video conferenza: Goldoni e Meridbulloni. I 210 lavoratori della prima azienda, che produce macchine agricole a Carpi (provincia di Modena) sono da tre mesi in presidio per scongiurare che la proprietà cinese se ne vada senza spiegazioni. Anche gli 81 operai della Meridbulloni di Castellammare di Stabia (provincia di Napoli) hanno passato le festività natalizie fuori dalla fabbrica: il 18 dicembre l'azienda ha avviato la procedura ex art. 47 legge 428 del '90 (trasferimento manodopera da incorporazione per fusione) e il 19 dicembre sono state inviate le lettere di trasferimento ai dipendenti. Il primo febbraio 2021 avrà effetto la procedura.

Il 15 gennaio, infine, è stato convocato il tavolo Iia-Industria italiana autobus, l'azienda che costruisce pullman nelle sedi di Flumeri (provincia di Avellino) e Bologna: al centro dell'incontro il completamento degli investimenti, le prospettive produttive, l'assetto societario definitivo, l'occupazione.

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