sabato 1 marzo 2014
​Delrio assicura: tassato anche il non profit? No, va smentito. Attesa per il testo. Le scelte finali restano affidate ai sindaci.
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Rischio aumenti con la nuova Tasi. L’applicazione delle nuove aliquote previste dal decreto varato venerdì dal governo potrebbe comportare un rincaro rispetto a quanto si è pagato nel 2012 per l’Imu (l’anno scorso le prime case erano esentate). Aggravi che più probabilmente si scaricheranno sui proprietari di seconde e terze e abitazioni e sui fabbricati industriali. Ma che non si possono escludere nemmeno per le abitazioni principali di valore medio-alto: dipenderà dai criteri con i quali i singoli Comuni riconosceranno le detrazioni.Non è risolta nemmeno l’incertezza normativa relativa agli immobili legati alle attività non commerciali e non profit in genere (incluse quelle di culto). Il decreto garantisce esplicitamente l’esenzione solo ai 25 immobili della Chiesa indicati nei Patti lateranensi. Per il resto bisogna affidarsi alle dichiarazioni. Il sottosegretario Graziano Delrio esclude che scuole, ospedali e altre attività senza fini di lucro possano trovarsi a dover pagare la tassa e assicura che la disciplina resterà quella prevista con la vecchia Imu. E fonti di Palazzo Chigi aggiungono che nel testo (ancora non pubblicato) tornerà la distinzione fra gli immobili destinati ad attività commerciali – sui quali si pagherà anche la Tasi – e gli altri. Al ministero dell’Economia fanno però trapelare che la questione «delicata» resta «in definizione» e si sta riflettendo sul da farsi. Non è escluso un intervento chiarificatore del governo, anche in un secondo momento.Il decreto appena varato si limita a intervenire sulle aliquote Tasi, permettendo ai Comuni di aumentarle fino allo 0,8 per mille (tetto massimo 3,3 per mille), a patto di destinare il gettito aggiuntivo al finanziamento delle detrazioni, che andranno a vantaggio delle famiglie numerose e delle abitazioni di minor valore, ma potrebbero riguardare anche determinate attività di valore sociale. Il fatto è che, trattandosi di tributo locale, ogni sindaco potrà decidere chi e quanto sgravare. Il provvedimento che ha istituito la nuova tassa è la Legge di Stabilità 2014 nella quale si precisava che il nuovo tributo, che non ha più una natura patrimoniale come l’Imu, si applica per finanziare i servizi comunali "indivisibili" ed è a carico sia del possessore che dell’utilizzatore dell’immobile.Il rischio stangata riguarda le attività produttive, come paventano gli artigiani di Mestre. Secondo le simulazioni della Cgia, ipotizzando che i Comuni applichino la Tasi minima (1 per mille), su negozi e capannoni ci sarebbe un gettito aggiuntivo di un miliardo di euro, che salirebbe a oltre due miliardi se fosse applicata l’aliquota massima consentita per il combinato Imu+Tasi (11,4 per mille). Si tratta comunque di simulazioni puramente teoriche: starà ai singoli municipi stabilire come graduare le due imposte che (insieme alla Tari sui rifiuti) formano la nuova Iuc. La cronica necessità finanziaria dei Comuni non promette però nulla di buono. Discorso analogo per i proprietari di prima casa. Secondo Confedilizia, un’abitazione standard a Milano con rendita catastale di 878 euro vedrà la tassazione salire da 369 a 487 euro a seconda se l’aliquota sarà al 2,5 o al 3,3 per mille. In attesa degli sgravi.
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