giovedì 15 gennaio 2015
Cancellato il "tetto" dell'1,2. Crolla la Borsa di Zurigo. Produttori svizzeri in difficoltà per l'export. Intanto Roma e Berna raggiungono l'intesa sullo scambio di informazioni fiscali, che interessa il rientro dei capitali.
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La Banca centrale Svizzera ha deciso di cancellare il "tetto" fissato al cambio del franco contro l'euro a 1,2. Il tetto era stato fissato a settembre 2011 per contrastare la corsa degli investitori alla ricerca di beni rifugio come il franco. Il valore di scambio, quindi, può adesso fluttuare. La mossa ha spinto il cambio tra euro e franco ai minimi da settembre 2011 fino a 1,0800. Secondo gli analisti la decisione è stata presa per anticipare il Quantitative easing della Bce. Reazioni negative dei mercati e delle imprese svizzere Come prima conseguenza il franco svizzero è stato subito spinto in alto rispetto all'euro del 13%, con la moneta comune europea ai minimi dal settembre 2011. Ma non solo: la Borsa di Zurigo è andata a picco (-12%), ma i mercati europei guadagnano. E la sterlina sale sull'euro come mai era successo da 6 anni a questa parte. La decisione rappresenta un forte colpo alle imprese esportatrici in quanto le esportazioni dirette dalla Svizzera soffriranno a causa del cambio. IlCeo di Swatch, Hayek, la definisce "uno tsunami". E la Lindt cercherà di ovviare puntando sull'efficienza e i volumi. L'azienda che produce cioccolata di qualità fa sapere che tra gli strumenti a cui ricorrerà per limitare "in parte" l'impatto negativo del cambio c'è l'utilizzo degli 8 impianti situati fuori dalla Svizzera. Ma in borsa il titolo cede il 5,27%. E anche la grande banca Ubs spara contro. La decisione di rimuovere il tetto al cambio tra franco ed euro da parte della banca centrale svizzera avrà un "grande" impatto negativo sull'economia del Paese. Lo ha affermato, secondo quanto riporta Bloomberg, il Global Chief Investment di Ubs, Mark Haefele, secondo cui la decisione è arrivata "completamente a sorpresa" e i mercati resteranno "estremamente volatili" nel breve periodo. Rientro dei capitali. Intesa tra Roma e Berna Intanto sul fronte italo-svizzero il nostro ministero dell'Economia e delle finanze annuncia l'accordo fra Berna e Roma sullo scambio di informazioni sul fisco. La firma è prevista a metà febbraio. Grazie all'intesa con la Svizzera scatterà lo "sconto" su sanzioni e tempi per l'accertamento per chi decide di aderire alla "voluntary disclosure". Lo ha spiegato il consigliere per gli affari fiscali del Mef, Vieri Ceriani, durante un incontro con la stampa. La legge sul rientro dei capitali, ha ricordato, prevede infatti che siano considerati "white list" ai fini dell'autodenuncia i Paesi che siglino con l'Italia accordi bilaterali sullo scambio di informazioni entro l'inizio di marzo. La "voluntary disclosure" sarà possibile fino a settembre di quest'anno rappresenta "l'ultima occasione per mettersi in regola" con il fisco senza incorrere in sanzioni penali per reati fiscali. L'accordo, infatti, è "sinergico" al rientro dei capitali e si inserisce nel contesto internazionale di "trasparenza" delle informazioni finanziarie delineato negli ultimi due anni.
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