sabato 20 ottobre 2012
​Un risultato possibile grazie a precisi interventi di politica industriale misti a strumenti di valorizzazione del patrimonio: è quanto afferma l'Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno nella nota del vicedirettore Luca Bianchi (nella foto).
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Entro il 2013 oltre 250mila nuovi posti di lavoro al Sud, di cui 100mila laureati, potrebbero essere creati nel settore dell’industria culturale grazie a precisi interventi di politica industriale misti a strumenti di valorizzazione del patrimonio: è quanto stima la Svimez nella nota del vicedirettore Luca Bianchi Le potenzialità dell’industria culturale nelle regioni del Mezzogiorno pubblicata sul sito dell’Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno (www.svimez.it).In Europa: un settore che tiene e che occupa donne e laureati Secondo dati Eurostat nel 2010 il settore dell’industria culturale (comprendente cioè oltre a musei earchivi le produzioni industriali a supporto della cultura) in Europa nel 2010 ha dato lavoro a 16,4 milioni di persone. Un settore interessante, che tiene la crisi, crescendo dell’1,3% dal 2008 al 2010 nell’Europa a 27, e che occupa soprattutto donne (45% sul totale degli occupati nel settore) e laureati (53%). Sud Cenerentola dell’industria culturaleNonostante l’ingente patrimonio artistico millenario, nel 2010 dei circa 1,6 milioni di occupati in Italia nel settore, circa l’85%, cioè 1 milione 356mila, sono al Centro-Nord e soltanto 275mila al Sud. Con fortidifferenze regionali. La Lombardia dà lavoro da sola a più di tutti gli occupati nel settore nell’intero Sud: circa 417mila, di cui il 35% laureati. Segue il Lazio (186mila), il Veneto (175mila), il Piemonte e l’Emilia Romagna (150mila), l’Emilia Romagna (19.600). A livello di occupati nel settore il Sud è una vera e propria Cenerentola: il valore più alto in Campania, con 82mila occupati, seguiti da 57mila in Sardegna, 46mila in Puglia, 28mila in Abruzzo, 24.500 in Sardegna, 23.800 in Calabria, oltre 8mila in Basilicata e soli 3.900 in Molise.Come agire: industria e culturaSecondo Bianchi il settore è un driver dello sviluppo soprattutto al Sud, perché ricco di un patrimonio culturale poco valorizzato e di un bacino di capitale umano qualificato, giovani laureati e donne, facilmente impiegabili. In particolare, si legge nella nota, “politiche di valorizzazione dell’industria culturale unite a investimenti integrati in cultura e innovazione, finanziate con risorse nazionali e comunitarie, potrebbero permettere al Sud di recuperare il gap di occupazione con il Centro-Nord entro il 2013, con 250mila nuovi posti di lavoro in più, di cui 100mila laureati”.
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