giovedì 17 ottobre 2013
​Gli occupati nel Mezzogiorno scendono nei primi mesi del 2013 sotto la soglia dei sei milioni: non accadeva da 36 anni. Per il presidente della Repubblica «la via da perseguire deve essere quella dell'avvio di un nuovo processo di sviluppo nazionale».
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​La zona grigia del mercato del lavoro continua ad ampliarsi per effetto in particolare dei disoccupati impliciti, di coloro cioè che non hanno effettuato azioni di ricerca negli ultimi sei mesi. Considerando questa componente, il tasso di disoccupazione effettivo nel Centro-Nord sfiorerebbe la soglia del 12% (ufficiale: 8%) e al Sud passerebbe dal  17% al 28,4% (era stimato al 22,4% nel 2008). È quanto emerge dal Rapporto Svimez.Nel 2012 il tasso di disoccupazione registrato ufficialmente è stato del 17 % al Sud e dell'8% al Centro-Nord, a testimonianza del permanente squilibrio strutturale del nostro mercato del lavoro. I livelli raggiunti, si legge, ci riportano indietro di oltre 20 anni, agli inizi degli anni '90. In aumento anche la durata della disoccupazione: nel 2012 al Sud il 60% dei disoccupati si trova in questa situazione da più di un anno.Gli occupati nel Mezzogiorno scendono nei primi mesi del 2013 sotto la soglia dei sei milioni: non accadeva da 36 anni, dal 1977. Nel 2012 il tasso di occupazione in età 15-64 è stato del 43,8% nel Mezzogiorno e del 63,8% nel Centro-Nord. A livello regionale il tasso più alto si registra in Abruzzo (56,8%), il più basso in Campania, dove lavora solo il 40% della popolazione in età da lavoro. In valori assoluti, la Sicilia perde 38mila occupati, 11mila la Calabria, 6mila la Sardegna, 3mila la Basilicata.La presentazione dell'annuale Rapporto Svimez sul Mezzogiorno ha rivelato un quadro tanto a tinte fosche da far rimpiangere l'opera della Cassa del Mezzogiorno. Il Sud sembra sempre più un deserto industriale con i giovani cervelli in fuga verso il Centro-Nord (il 64% sono diplomati o laureati). Una piaga che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano giudica "inaccettabile" e "foriera di pesanti conseguenze". Perciò "la via da perseguire deve essere quella dell'avvio di un nuovo processo di sviluppo nazionale" che trovi solida base nel Sud.
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