mercoledì 12 agosto 2020
Secondo un’indagine di Bcw Burson Cohn & Wolfe, l'Italia è un Paese preparato alla ripartenza di settembre e meno preoccupato del ritorno al lavoro. Con qualche sorpresa per il futuro
Italiani più lavoratori di altri colleghi europei e più fiduciosi nella ripartenza a settembre

Italiani più lavoratori di altri colleghi europei e più fiduciosi nella ripartenza a settembre - Archivio

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Sono fra i meno preoccupati per una seconda ondata della pandemia, si aspettano di ritornare regolarmente al lavoro a settembre, sono fra i più soddisfatti del rapporto avuto con il loro datore di lavoro. Sono gli italiani fotografati da una ricerca condotta nel mese di luglio in quattro Paesi dell’Europa continentale (Francia, Germania, Spagna e Italia) sull’atteggiamento della popolazione in età lavorativa nei confronti del ritorno al lavoro, della gestione delle comunicazioni da parte delle aziende durante la fase di lockdown e sul lavoro agile. Lo studio mostra dunque un’Italia pronta alle sfide dell’autunno con una mentalità rinnovata.

Il ritorno al lavoro: per un italiano su due è prioritario riaprire l’economia. La seconda ondata del virus ci preoccupa, ma meno di quanto non preoccupi gli altri
L'Italia è l'unico mercato in cui più si afferma che la priorità è riaprire l'economia (52%) piuttosto che prevenire la diffusione del Coronavirus (48%) contro una media europea del 63% di intervistati ancora timorosi (con il 73% della Spagna). Anche per quanto riguarda la seconda ondata del virus gli Italiani sono preoccupati (77%) ma in misura minore di Francia (88%) e Spagna (96%). In particolare, l’Italia è il Paese europeo che vede meno degli altri il rischio nel ritorno al lavoro (16%) e dell’apertura di esercizi commerciali non essenziali (15%) ma anche del settore dell’ospitalità (ristoranti, bar, hotel – 34%). Il 28% degli intervistati in Italia si aspetta di rientrare regolarmente a lavoro a settembre (Spagna e Francia addirittura dal mese di agosto). Ben il 75% si sente assolutamente tranquillo di tornare al lavoro anche domani. Il 48% però ha il timore di portare a casa il virus e il 29% non si fida che i propri colleghi seguano le necessarie attenzioni. Il 58% ritiene comunque che il proprio datore di lavoro abbia preso tutte le necessarie precauzioni (leggermente sotto la media europea del 62%). È l’immagine di un Paese che sicuramente è ancora guardingo e cauto ma che mostra tutta la volontà di riprendere regolarmente la propria vita con le necessarie attenzioni.

Il datore di lavoro ai tempi del Covid-19: italiani tra i più soddisfatti
Gli italiani pensano di essere stati trattati dal proprio datore di lavoro con attenzione (in maniera eccellente o buona per il 79%, in linea con la media europea dell’80%) anche per quanto riguarda la salute mentale e il benessere generale (73% anche questo in linea con la media europea del 74%). L’80% dei dipendenti sostiene anche di essere stato informato adeguatamente dalla propria azienda (media europea del 77%). Ciò nonostante, da parte dei lavoratori italiani emerge il desiderio di comunicazioni e assicurazioni maggiori e uno scarso allineamento/ritardi rispetto a quanto annunciato dalle Istituzioni. Il 38% si dice soddisfatto con una comunicazione a settimana e il 26% qualche volta al mese.

Il futuro del lavoro: work-life balance e flessibilità centrali per gli italiani
Seppur l’attuale situazione lavorativa sia apprezzata dalla maggioranza (65%) e solo il 27% voglia cambiare vita (contro una media europea del 34% con un 40% della Spagna), il 69% degli italiani è incline è considerare un maggior work-life balance per il futuro (contro una media europea del 62%). Il 66% sostiene che lavorare da casa sarà ritenuto maggiormente accettato e il 63% che la flessibilità dell’orario di lavoro sarà più comune. Il 72% ritiene importante il lavoro da remoto (contro una media del 66% europeo). Flessibilità d’orario e possibilità di lavoro agile vengono considerati i benefit maggiori (sopra media europea). Forte apprezzamento anche per l’assicurazione sanitaria privata (36%). Il 55% dei lavoratori italiani ritiene che l’attuale situazione comporterà un cambiamento nella valutazione del proprio lavoro maggiormente basata sulla performance effettiva (sopra media europea del 52%). Il 57%, comunque, vuole rimanere sull’attuale sistema di cinque giorni lavorativi a settimana, ben al di sopra della media europea del 52% e del 48% della Spagna.

«Abbiamo voluto sondare la percezione in alcuni Paesi europei per capire meglio la propensione e i timori dei lavoratori – afferma Elena Silva, Co-Market Leader di BCW Burson Cohn & Wolfe Italia – nei confronti del rientro alla normalità nei posti di lavoro in seno all’emergenza sanitaria Covid-19. Nonostante un comprensibile grado di preoccupazione, gli Italiani si mostrano pronti a dare il proprio apporto alla ripresa economica in tempi brevissimi. È interessante notare come i lavoratori si siano sentiti tutelati dalle aziende anche sul fronte della comunicazione interna, offrendo comunque interessanti indirizzi per il miglioramento. È, però, l’indirizzo per il futuro che vede gli Italiani particolarmente maturi. Il periodo Covid-19 è stato un momento di riflessione sulla propria vita professionale nel suo aspetto organizzativo e nell’equilibrio vita-lavoro».

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