martedì 29 aprile 2014
In Europa è al secondo posto tra i problemi di salute da causa lavorativa, con un costo annuale stimato di 20mila milioni di euro.
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C'è chi un lavoro non ce l'ha o lo cerca da tempo, e chi è costretto a farlo in condizioni stressanti. Solo in Europa, secondo il rapporto dell'European Agency for Safety and Health at Work, circa un quinto dei lavoratori riferisce di sperimentare condizioni lavorative stressanti e lo stress lavorativo è al secondo posto tra i problemi di salute da causa lavorativa, con un costo annuale stimato di 20mila milioni di euro.A influire, rileva l'Istituto superiore di sanità (Iss), sonoi cambiamenti avvenuti nell'ultimo decennio nel mondo dellavoro, con la diffusione di nuove tipologie di contratto di lavoro, la crescente insicurezza lavorativa e l'invecchiamento della forza lavoro. Ma ci sono anche altri fattori che rendono il lavoratore più o meno capace di far fronte alle richieste lavorative, come l'adeguatezza degli strumenti lavorativi e dei dispositivi di sicurezza, il grado di autonomia, la possibilità di sviluppare competenze, la chiarezza del ruolo e delle responsabilità, procedure e cultura organizzative, mentre il supporto sociale esterno all'ambiente di lavoro e quello che si riceve dal proprio superiore e dai colleghi agiscono come moderatori di effetto, riducendo l'effetto negativo dello stress.Per quanto riguarda l'Italia, nei servizi dei Dipartimenti di prevenzione delle Asl, rileva l'Iss, si è raggiunta una certa omogeneità a livello nazionale per le funzioni di vigilanza e ispezione per il controllo e la verifica del "rispetto delle regole di legge" con i tecnici della prevenzione, e anche nell'adozione di alcuni Piani nazionali, come quelli per l'edilizia e l'agricoltura che hanno ottenuto buoni risultati sia in termini di miglioramenti dei luoghi di lavoro coinvolti.  Non altrettanto si può dire di altre attività svolte da molti dei Servizi di prevenzione, ancora episodiche, quali quelle di educazione alla salute o di formazione degli addetti.
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