sabato 30 aprile 2016
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MILANO Che a sparare alla diligenza, anzi al carrozzone, sia un rapper può far parte dello spettacolo. E siccome la canzone è spettacolo e il 'carrozzone' Siae pure, ecco che i conti, anzi i rendiconti, alla fine potrebbero anche tornare. Così ieri mattina, a Milano, davanti a giornalisti e fotografi, il rapper Fedez ha annunciato e poi firmato le 'dimissioni' dalla Società italiana autori ed editori, che lascia per affidare la raccolta dei suoi diritti d’autore a Soundreef, società di collecting indipendente riconosciuta lo scorso 18 marzo in Gran Bretagna. E mentre Fedez e il ceo di Soundreef Davide D’Atri davano vita al rivoluzionario strappo e illustravano il significato e i termini dell’operazione, alle loro spalle scorrevano vari tweet con l’hashtag #franceschiniripensaci. «C’è una fortissima corrente pro liberalizzazione da parte del governo e del Pd – ha spiegato D’Atri –. Per questo sono rimasto sorpreso quando pochi giorni fa il ministro Franceschini alla Camera ha detto che voleva continuare con il monopolio. La campagna online è partita dal basso, dagli autori, ma siamo fiduciosi: il governo è pro liberalizzazione e spero che Franceschini ascolti». Un colpo di scena (Fedez è il primo artista ad abbandonare la Siae) anticipato una decina di giorni fa dalla missiva al presidente del Consiglio Renzi da parte di trecento imprenditori per chiedere il pieno recepimento della direttiva Barnier, la disposizione europea (n° 26 del 2014) sulla gestione collettiva dei diritti d’autore e connessi. Il 10 aprile scorso doveva infatti essere recepita dal governo questa direttiva, che sancisce di fatto l’apertura del mercato della raccolta e gestione dei diritti d’autore, che nell’Unione europea vale circa 5 miliardi di euro. «Ho scelto di affidarmi a Soundreef – spiega Fedez – perché voglio sostenere chi fa della trasparenza e della meritocrazia un valore fondante. Sia chiaro, non voglio demonizzare la Siae. Ma non è accettabile che un rendiconto del 2013 mi sia arrivato soltanto pochi mesi fa». Un attacco alla Siae e al governo che ha subito raccolto il plauso dalle opposizioni, con il Movimento 5 Stelle che annuncia una proposta di legge per «rompere il monopolio Siae». Immediata la reazione del colosso nato nel 1882, che definisce «talune dichiarazioni di Fedez frutto di una non corretta informazione » e sottolinea invece «il boom di adesioni» registrato nell’ultimo anno, con circa 6.000 nuovi autori under 31. Per la Società presieduta da Filippo Sugar (che tutela «45 milioni di opere » e realizza «circa 1,2 milioni di licenze all’anno » servendo «oltre 500mila utilizzatori») una conferma «che gli sforzi per migliorare i servizi per i propri associati – digitalizzando l’offerta, pubblicando online bilancio e relazione di trasparenza, azzerando la quota d’iscrizione per giovani e start up editoriali e abbassando la nostra provvigione, che oggi in media è sotto al 16% – stanno andando nella giusta direzione». Pro Siae e «contro la liberalizzazione selvaggia del diritto d’autore» si sono schierati l’altro ieri anche alcune associazioni del settore discografico e musicale come Afi, Aia, Anem, AudioCoop e Pmi. Per contro i vantaggi dell’offerta di Soundreef, spiega D’Atri, sono che «rendiconta le utilizzazioni entro 7 giorni dal concerto e paga le royalty entro 90 giorni dal concerto, sia per il nazionale che per l’internazionale. Ciò che viene suonato viene pagato e gli utenti attraverso l’account online possono verificare in tempo reale come, quando e quanto hanno guadagnato». D’Atri aggiunge di avere in Italia il mandato di circa mille autori e conta di attrarne altri grazie a Fedez che, da parte sua, non spera che «tutti passino da Siae a Soundreef, ma che si accenda un riflettore sull’argomento: c’è una legge da fare in modo tempestivo per migliorare la discografia italiana». © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso Il rapper milanese Fedez
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